Si è conclusa domenica, con il pienone dei fan di Lou Reed la 32esima edizione del Pistoia Blues. Un’edizione segnata dal ritorno delle grandi stelle della musica internazionale, dagli Skunk Anansie ai mitici Doors, portando in piazza migliaia di fan scatenati ogni sera.
SKUNK ANANSIE. A scaldare la piazza del Blues, venerdì sera, ci ha pensato il “vocione” di Skin, leader degli Skunk Anansie, che ha letteralmente fatto tremare le pietre. Circa cinquemila i biglietti venduti per il concerto di apertura della tre giorni e uno spettacolo che non ha fatto rimpiangere a nessuno i soldi del biglietto. Skin si è presentata sul palco in versione pantera infiocchettata, avvolta da una tuta nera di paillettes con un enorme fiocco dorato sulle spalle e ha parlato anche qualche parola in italiano, mandando in visibilio i fan, che a un certo punto hanno avuto anche l’onore di sorreggerla per qualche minuto in aria come nella migliore tradizione di “stage diving” rockettara.
THE DOORS. Ma il vero e proprio delirio la storica piazza pistoiese lo ha vissuto la sera successiva, quando sul palco sono tornati per la prima volta in Italia i reduci dei Doors, la mitica band di Jim Morrison. I “nonnetti” Robby Krieger (chitarra) e Ray Manzarek (tastiera) hanno scatenato la folla, sorretti da un nuovo batterista (con l’originale sono in causa da anni) e un nuovo cantante, David Brock, praticamente un sosia del Re Lucertola. Per la prima (e quasi unica) data italiana del tour dei Doors sotto il palco si è scatenato il delirio, tanto da costringere Krieger e Manzarek a interrompere più volte lo show per cercare di placare gli animi (invano). Quasi tutto il concerto è andato avanti con i bodyguard sul palco, a tenere a bada i fan scatenati. Le sedie che erano state allestite in platea e i posti numerati sono andati a farsi benedire ben prima che lo spettacolo avesse inizio e qualcuno ha anche rischiato di prendere qualche botta vera durante “Light My Fire”.
LOU REED. Atmosfera più rilassata per la serata di chiusura, affidata alla chitarra e alla voce (o quel che ne resta) di Lou Reed, con una piazza altrettanto (o quasi) stracolma. Tutto è bene quel che finisce bene e anche questo Blues ha tirato giù i battenti senza lasciarsi dietro danni, se non i soliti fiumi di birra e fiumi di bicchieri e bottiglie finiti a terra e calpestati per tutto il centro. E ripuliti in nottata, una volta che l’esercito del Festival ha fatto ritorno a casa (in ogni parte della Toscana e dell’Italia) e anche l’ultimo di coloro che si erano accampati per terra o nei giardini ha fatto fagotto e se n’è andato. Aspettando il prossimo Blues.
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