È Firenze la città italiana in cui le imprese individuali femminili artigiane sono cresciute di più nel 2014. Un +2,3% in controtendenza rispetto al dato medio nazionale che parla di un calo dello 0,4%. In tutta la Toscana si registrano performance incoraggianti. Ecco i dati diffusi dall'11° Osservatorio Confartigianato sull’imprenditoria femminile artigiana.
A Firenze sono attive 3.984 imprese artigiane in rosa. Due i settori che la fanno da padrone: il manifatturiero (45,5% del totale) e i servizi alla persona (36,5%). Seguono i servizi alle imprese (13,5%) e le costruzioni (4,3%).
La situazione è rosea in tutta la Toscana, dove le 14.749 imprese artigiane individuali femminili hanno fatto registrare la crescita maggiore di tutto il paese, un +1,1% che conferma un trend pluriennale (+9,1% dal 2008 al 2014).
Dietro a Firenze, crescono Prato (+2%, il terzo maggiore aumento al livello nazionale), Pisa (+1,8%, quinto maggior aumento), Siena (+1,2%), Livorno (+1%), Grosseto (+0,9%), Massa Carrara (+0,5%) e Arezzo (+0,2%). In negativo solo per Lucca (-0,9%) e Pistoia (-0,6%).
Il dato resta incoraggiante anche se al posto delle imprese individuali si considera il numero totale delle imprenditrici che rivestono cariche nelle imprese artigiane (titolare, socio, amministratore): in Toscana si mantiene stabile sui 31.899, mentre in Italia diminuiscono dello 0,8%. Qui sono inoltre sei delle 18 province in cui le imprenditrici sono aumentate: Livorno (+1,5%, la maggiore crescita del paese), Pisa (+1%), Massa Carrara e Prato (+0,5%), Firenze e Grosseto (+0,2%).
“Il territorio si mostra più favorevole di altri per l’imprenditoria al femminile – commenta Angela Raveggi, presidente di Donne Impresa, il movimento femminile di Confartigianato – in particolare per la maggior disponibilità di alcuni servizi che facilitano la partecipazione al mercato del lavoro delle madri e della donna più in generale. Ma se la Toscana è un’oasi relativamente felice quanto a servizi per l’infanzia offerti dai comuni (il 22,8% dei bambini tra gli 0 e i 2 anni ne ha usufruito, contro un dato medio nazionale del 13,5%), c’è ancora molto da fare per quelli legati alla componente anziana della popolazione. Inoltre, perdura una sorta di discriminazione di genere per quanto riguarda la situazione creditizia d’impresa, tanto che i 2/3 (65,4%) delle imprese femminili italiane hanno denunciato nel 2014 un irrigidimento nell’accesso al credito rispetto al 2013 (concesso, ma per importo inferiore o non concesso) con un gap di ben 11,8 punti rispetto al totale delle imprese”.