Tra il 1913 e il 1918, ispirato dal successo delle opere veriste di Mascagni e Leoncavallo, Puccini scrive tre opere in atto unico concepite però come un insieme inscindibile. Contravvenendo alla volontà del compositore lucchese, il Trittico verrà però raramente messo in scena per intero. A Firenze mancava da 31 anni.
Nonostante i tre pannelli siano distanti per ambientazione e carattere, a legarli sono i concetti di amore e morte. Il tabarro, opera violenta e vicina al verismo, si conclude con un delitto di gelosia per un amore tradito.
Il suicidio è liberatorio e risolve un amore impossibile, quello per il figlioletto mai conosciuto e ormai morto, in Suor Angelica.
Infine, il travestimento di Gianni Schicchi fa resuscitare per un breve periodo, quel tanto che basta per cambiarne le ultime volontà, Buoso Donati (che morto lo è davvero). La beffa, accettata dai Donati per l’amore veniale, è anche l’unica soluzione per il lieto fine tra Lauretta e Rinuccio.
Il Trittico pucciniano al Maggio di Firenze
Nella rappresentazione del Maggio Musicale le tre opere sono anche legate dalla stessa scena: pannelli di legno che all’uopo diventano il ponte di una chiatta, un convento di clausura e la camera di Buoso Donati con vista su Ponte Vecchio. Il nuovo allestimento, in coproduzione con il Teatro del Giglio di Lucca e il Teatro Lirico di Cagliari, funziona però, e nemmeno pienamente, solo nel Tabarro, dove appare più funzionale al racconto di scena.
La direzione, affidata a Valerio Galli, riesce ad imprimere un bel colore al suono orchestrale e si distingue per un carattere piuttosto energico. Fin troppo si potrebbe dire, tant’è che l’esecuzione complessiva risulta un po’ piatta e si perde la delicatezza di alcuni momenti musicali che costellano le tre opere, e caratterizzano Suor Angelica.
Le voci di questa prima del Maggio non deludono le aspettative piuttosto alte vista la notorietà e l’esperienza in questo repertorio degli interpreti principali.
Partiamo da Angelo Villari, Luigi ne il Tabarro, che conferma le sue doti canore apprezzate recentemente a Firenze in Pagliacci e in Cavalleria Rusticana.
Il ruolo di Michele è affidato alla bellissima voce di Franco Vassallo che si distingue anche per le doti interpretative.
María José Siri affronta con successo i due impegnativi ruoli di Giorgetta e Suor Angelica anche se la sua vocalità di carattere risulta più convincente ne Il Tabarro, dove appare più in sintonia con lo stile della direzione.
Bruno De Simone interpreta con successo Gianni Schicchi grazie alla bella voce. Nonostante le sue spiccate doti attoriali non riesce a rendere appieno il carattere sia meschino che geniale del suo personaggio, calcandone di più quello istrionico. Non dimentichiamoci che lo Schicchi aiuta i Donati, sì, per amore della figlia, ma anche perché scorge l’opportunità di un profitto personale.
Una menzione speciale va a Anna Maria Chiuri, ottima in tutte e tre le opere ed esemplare come Zia Principessa in Suor Angelica.
Le opinione del pubblico
Buona presenza di pubblico per la prima di venerdì 15 novembre.
Delle tre opere la più apprezzata è stata senz’altro Il Tabarro conclusosi con abbondanti applausi per tutti gli interpreti e in particolare per il tenore Angelo Villari (Luigi) e il soprano María José Siri (Giorgetta).
Il pubblico della galleria, notoriamente un po’ più critico di quello della platea, si è diviso sul giudizio della direzione, in particolare su Suor Angelica. Alcuni sono usciti all’intervallo non pienamente conviti, altri commossi fino alle lacrime. Quasi unanimemente bocciate, invece, scene e regia di Denis Krief.