Nel momento in cui scrivo questo editoriale il colosso dei social network Facebook sta subendo uno dei più grossi ton fi in Borsa della storia. Probabilmente tra qualche settimana ce lo saremo scordato e il web sarà tornato a scorrere tranquillo dentro l’alveo, perché tutto passa, nel mondo biologico così come in quello macroeconomico.
Ma nel mentre non posso fare a meno di chiedermi: e se domani ci svegliassimo senza Facebook? Mi domando se in queste ore il “popolo di Internet”, come amiamo chiamarlo noi giornalisti, stia accorrendo a salvarsi le foto e le proprie memorie portandole via dalla piattaforma di Zuckerberg, un po’ come fanno i risparmiatori presi dal panico quando si intravede il fallimento di una banca.
Perché Facebook è diventata la banca dei nostri ricordi, oltre che una enorme banca dati alla mercé di aziende e presunti manipolatori di voti. Che ci piaccia o no i social network sono diventati parte integrante delle nostre esistenze e per molti anche fonte di sussistenza.
Cosa succederebbe se domani il social più tentacolare venisse a mancare?
Forse torneremmo ad assaporare l’aria aperta, i parchi e le ville. O forse torneremmo a parlare di politica al circolo. Probabilmente dopo una settimana di astinenza non ne sentiremmo neanche più la mancanza, come succede quando si smette di fumare. Certo, alle lobby di ogni genere e tipo verrebbe a mancare un ottimo strumento.
E i cittadini non avrebbero più mezzi di pressione nel caso in cui un sindaco promettesse cene a ufo in caso di obiettivi mancati. Ma potrebbe succedere un’altra cosa: ci potremmo inventare un nuovo social network, rispolverando il genio fiorentino.Rendendolo magari a prova di bufala e di stupidità.