Il governo pensa a inserire, nella manovra finanziaria 2025, nuovi aumenti per le pensioni minime grazie a un mini-bonus che farà alzare l’importo ben al di sopra della rivalutazione automatica. Dodici mesi fa l’esecutivo aveva deciso di far crescere gli assegni più bassi con un una perequazione “maggiorata”, una misura transitoria che senza ulteriori provvedimenti scadrebbe quest’anno. Da qui è nata l’idea di far incrementare ancora il cedolino di chi riceve la pensione minima, seppur restano ancora lontani dai 1.000 euro fissati durante la campagna elettorale da Forza Italia come obiettivo della legislatura. Intanto si stanno limando le regole anche per la perequazione di tutti gli altri pensionati.
Quali sono gli aumenti 2025 per le pensioni minime
Andiamo con ordine. La scorsa legge di bilancio ha alzato da 598,61 a 614,77 euro il trattamento minimo Inps e ora il governo Meloni è al lavoro su nuovi aumenti per portare le pensioni minime a 621 euro mensili durante il 2025. Si pensa quindi a un “mini-bonus” per andare oltre al normale incremento legato alla rivalutazione, quel meccanismo che adegua gli assegni pensionistici al costo della vita (stavolta la perequazione si aggirerebbe secondo le stime intono all’1% o all’1,5%). Senza interventi la pensione minima arriverebbe invece a circa 607 euro.
Molto dipenderà dalle coperture finanziarie: per garantire gli incrementi a circa 1,8 milioni di pensionati che ricevono la minima serviranno 379 milioni di euro. Un’operazione “sostenibile” ha detto la direttrice generale dell’Inps Valeria Vittimberga, intervistata dal quotidiano Il Messaggero. “La decisione spetta al governo – ha aggiunto – ma possiamo sostenere che è fondamentale difendere il potere d’acquisto dei pensionati, in particolare delle fasce più deboli, soprattutto alla luce dell’erosione causata dall’inflazione non ancora totalmente riassorbita”.
La rivalutazione automatica per tutte le altre pensioni
Accanto all’intervento per le minime, che risulta molto probabile, c’è poi la questione degli aumenti delle altre pensioni nel 2025 per effetto della rivalutazione automatica in base all’inflazione registrata quest’anno. Nell’ultimo biennio il governo ha riconosciuto l’adeguamento non a tutti i pensionati in modo eguale, secondo una tabella ben precisa: pieno per gli scaglioni medio-bassi, ridotto in proporzione per gli assegni più alti.
Secondo le prime indiscrezioni l’obiettivo sarebbe quello di garantire nella manovra 2025 il 100% di perequazione a tutti i pensionati, indipendentemente dal “peso” del cedolino. Ciò sarebbe possibile per gli scarsi aumenti previsti il prossimo anno, causati dalla frenata dell’inflazione: nel 2023 è arrivata a toccare l’8,1%, garantendo un discreto salto in avanti delle pensioni, nel 2024 si è abbassata al 5,4%, con un valore di rivalutazione pur sempre importante. Per il 2025 invece la crescita del costo della vita si aggira intorno all’1% o 1,5%. La tabella ufficiale degli aumenti 2025 potrà essere definita solo quando l’Inps, a dicembre, comunicherà la perequazione attesa per quest’anno, ma già nelle prossime settimane saranno definite le prime stime, in base alle decisioni del governo.