The wall in stile Isolotto. C’era una volta una parete di legno che correva tutto intorno al cantiere da 7mila metri quadrati tra via Torcicoda e via Viani, il “quadrilatero verde” lo chiama chi abita all'Isolotto, ricordando il vivaio che un tempo esisteva nell’area.
Poi è arrivato il vivace murales di Tina. 40 metri di colori, sagome e disegni. Un lavoro a più mani. Lei, Tina Birch, artista danese trapiantata a Firenze dal 1997, ha messo l’idea. Le frullava in testa da mesi. “Volevo dare un po’ di allegria a questo muro che da anni ha nascosto il verde”, dice con il suo accento nord-europeo. L’amica Monica ha fornito la lana e le creazioni all’uncinetto da applicare sopra la pittura; i passanti hanno “donato” silhouette e creatività.
Com'è nato il murales dell'Isolotto
Mentre Tina era all’opera, sono stati soprattutto i bambini a fermarsi per prendere il pennello in mano e decorare una parte di recinzione. Altri, come una coppia di anziani che spesso passa dalla vicina pista ciclabile, hanno accettato di “prestare” la loro sagoma: prima è stata tracciata sulle tavole, poi decorata. Oltre i pannelli c’è il grande scavo aperto dal 2011 per costruire sotto un parcheggio interatto, sopra un giardino pubblico. Fine prevista dei lavori: settembre.
Chi è l'artista: Tina Birch
Tina per vivere fa la pittrice, abita a poche centinaia di metri dal cantiere, come tanti del quartiere aspetta che torni il verde e nell’attesa ci ha messo del suo. “Spesso la street art è ribelle, ma in questo caso ho chiesto il permesso al proprietario – spiega – volevo essere libera di dipingere e coinvolgere i passanti e non agire di nascosto”.
Ci sono volute tre settimane per avere l’ok della proprietà, poi sono scattati i blitz artistici. A più riprese, nel giro di due settimane, è nato il murales all’angolo tra via Viani e via Signorini.
I disegni
Sui pannelli di legno sono saltate fuori tante figure, un polpo che chiede dove sia il mare, una sagoma (quella di Tina) dal cui cappello fuoriescono colorati fiori creati all’uncinetto, i disegni ad altezza bimbo tracciati dai più piccoli. “Mi ha permesso un contatto diretto con le persone – dice la pittrice – sarebbe stato bello coinvolgere ancora di più il quartiere. Chissà – si chiede – se ci sarà tempo prima che il muro vada giù per decorare le altre parti della recinzione, magari insieme a tanti bambini”.