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Recensione: MAMMUT

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“E poi io credevo a una cosa. Avevo in testa un mito. Un’idea. Purtroppo la storia è andata avanti: la classe operaia, come classe che doveva dirigere tutto, come diceva Marx… oramai è una specie in via d’estinzione. Anche numericamente. Come il lupo… Ci siamo estinti già da un pezzo. Come il bisonte dell’Europa. Come i Mammut”

Vincitore del Premio Strega, il romanzo Mammut, il primo di Antonio Pennacchi, torna in questi giorni sugli scaffali.

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Mammut viene polemicamente presentato come “il libro che Marchionne e la Fiom dovrebbero leggere”. Il protagonista della vicenda è Benassa, rappresentante sindacale vecchio stampo, tutto d’un pezzo, uno di quelli che negli anni 70 era riuscito a creare un collettivo unico, agguerrito, compatto, pronto a battersi per i propri diritti: un mondo lontano anni luce da quello che oggi abbiamo sotto gli occhi.

Benassa come figura di eroe romantico che si batteva a viso aperto e tramite comunicati stampa che erano manifesti: “Mazzate a rotta di collo sull’Azienda e su tutti i dirigenti. Come muovevano una paglia, lui li tartassava sopra la bacheca.”

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Per anni portavoce di tutti i suoi compagni al momento di dare un affondo che sa di cambiamento totale, Benassi si scopre stanco e sul punto di abbandonare tutto.

Metafora di un vivere che ormai sembra dimenticato?

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Uscito nel 1987 questo libro di Pennacchi, con la sua scrittura sagace, ironica e allo stesso tempo impegnata, rimane una lettura tutt’altro che superata.

La sua forza è rimasta intatta e può essere d’ispirazione. Forse non si tratta di estinzione, forse qualcosa può tornare.

 

MAMMUT

17,00 EURO
EDITORE MONDADORI
Autore: Antonio Pennacchi

 

 

 

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