lunedì, 18 Novembre 2024
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Invasione del granchio blu in Toscana: perché è pericoloso? È commestibile?

Danni alla pesca e all'ecosistema marino. La presenza del granchio blu in Toscana è segnalata dall'Elba a Orbetello

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Gli esperti la chiamano in gergo “specie aliena”, perché finora era assente dal nostro ecosistema. Non viene da Marte, ma dal più “vicino” Mar Atlantico: il granchio blu in Toscana è protagonista di una vera e propria invasione, tant’è che il governo è corso ai ripari stanziando fondi per la lotta contro questo crostaceo. Una grande proliferazione che si è registrata negli ultimi tempi anche sulle coste della Maremma toscana, in particolare nella laguna di Orbetello, ma alcuni esemplari sono stati trovati anche a Vada, Marina di Pisa, alla foce dell’Arno e all’Isola d’Elba. A preoccupare sono i danni al fragile equilibrio della biodiversità marina. Perché il granchio blu, che tra le altre cose è commestibile ed è già consumato dall’uomo in varie zone del mondo, è pericoloso soprattutto per il nostro ambiente e – a cascata – per il settore ittico.

Da dove arriva, come riconoscerlo e cosa fare quando se ne trova uno

La specie Callinectes sapidus si è guadagnata i nomignoli più diversi: da “granchio reale“, per le sue notevoli dimensioni (fino ai 23 centimetri per gli esemplari maschi), a “cinghiale di mare” vista la sua voracità, ma ormai tutti lo conoscono semplicemente come “granchio blu” o “granchio azzurro” ed è particolarmente pericoloso per la sua indole da colonizzatore spietato. Originario delle coste atlantiche d’America, è arrivato nel Mediterraneo nel 1949, stando alle prime segnalazioni, tuttavia la sua grande diffusione nei nostri mari risale agli ultimi dieci anni. Probabilmente le sue larve sono state trasportate fin qui attraverso le acque di zavorra delle navi in viaggio tra il Nuovo e il Vecchio Continente.

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Il granchio blu vive fino a 35 metri di profondità in acque costiere, in estuari e in lagune (come, nel caso della Toscana, nella laguna di Orbetello). Si adatta a fondali sabbiosi o fangosi. La particolarità, che ha aiutato la sua crescita esponenziale nel Tirreno in concomitanza con i cambiamenti climatici, è quella di poter resistere a temperature dell’acqua che vanno dai 3 ai 35 gradi. Attenzione però a non farsi trarre in inganno dal nome: il suo colore può essere grigio, marrone o virare sul blu-verde, mentre le chele sono blu nei maschi e rosse nelle femmine. Queste tinte possono aiutare nel riconoscere un “granchio blu”, insieme alle misure del carapace che è due volte più largo che lungo. Se si nota un esemplare in una zona non ancora colonizzata è importante inviare una mail, con foto e luogo dell’avvistamento, all’l’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) all’indirizzo [email protected].

Il granchio blu è pericoloso: l’invasione e gli effetti sull’ecosistema della Toscana

Il granchio reale blu mangia un po’ di tutto spiega l’Ispra: questa specie aliena si ciba di cozze, vongole, telline, ostriche, altri crostacei, piccoli pesci e – in quantità molto minore – di vermi e meduse. Con le sue possenti chele può spezzare in poco tempo i gusci dei molluschi e danneggiare le reti dei pescatori. Inoltre ha la capacità di riprodursi molto velocemente, se le condizioni ambientali lo permettono e se i predatori naturali (tartarughe marine, uccelli e grandi pesci) non riescono a ristabilirne l’equilibrio. Insomma il granchio blu non è pericoloso per l’uomo, in modo diretto: i rischi che si corrono sono gli stessi di quando ci si imbatte in un comune granchio “toscano”. Non è nocivo per le persone, ma i pesanti effetti sull’ambiente – spiegano gli esperti – finiscono poi per danneggiare la biodiversità, l’habitat marino e di conseguenza generano ripercussioni sull’attività economiche umane.

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Un esempio lampante: dall’altra parte dell’Italia, nel Delta del Po, la proliferazione dei granchi blu sta mettendo a rischio uno dei distretti europei più importanti per la produzione di vongole, che vengono divorate da questi crostacei “alieni”. Secondo le stime di Fedagripesca questa “invasione” ha mangiato più della metà di produzione di vongole e cozze, mentre in Toscana – ad Orbetello – il granchio blu attacca anche anguille e orate, oltre a decimare le materie prime per le altre specie ittiche commestibili. In più, segnala Arpat, ha un impatto negativo sulle alghe autoctone. Per fronteggiare questa emergenza, a livello nazionale il governo ha stanziato 2,9 milioni di euro, dando il via a un confronto con chi lavora nel settore ittico per varare un piano anti “crostacei-killer”.

granchio reale Callinectes sapidus

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Il granchio blu è commestibile? Sì, è buono da mangiare, ma come cucinarlo?

Una buona notizia in tutto questo c’è. L’invasione di granchi blu anche sulla costa della Toscana potrebbe giocare a favore di una parte del mercato: questo tipo di granchio è infatti commestibile, anzi è molto buono da mangiare, se viene sottoposto a attenti controlli di qualità. Le sue carni sono apprezzate Oltreoceano e in America esistono addirittura allevamenti dedicati alla specie. Pure l’Università di Siena in passato ha avviato studi sulle caratteristiche organolettiche e tossicologiche di questi crostacei, al fine di valutarne la commercializzazione.

E ora il granchio blu è sbarcato addirittura nei supermercati della Toscana. Dal 1° agosto ha debuttato sui banchi grossetani della Coop (nei negozi che fanno capo a Unicoop Tirreno), con la fornitura che arriva dalla cooperativa Orbetello pesca lagunare. Stando a quanto riportato da Unicoop Tirreno, questa novità “blu” sui banchi pescheria ha destato molta curiosità tra i clienti, anche per il prezzo che si aggira intorno ai 8,5 euro al chilo, contro i 15 euro del granchio atlantico.

Vista la proliferazione del granchio blu in Toscana, in molti si chiedono come cucinarlo. Le ricette sono le più diverse, dice chi se ne intende: dal granchio al vapore, ai classici spaghetti al granchio, fino alle zuppe, questo ingrediente “esotico” può essere utilizzato al posto dei crostacei nostrani in tanti modi diversi.

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