venerdì, 9 Maggio 2025
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Il Wwf boicotta la sagra del ranocchio: ”Arriva dalla Cina”

Wwf contro sagra del ranocchio, la battaglia è cominciata. Alla base della protesta non tanto l’umana pietas verso l’anfibio, quanto l’origine nient’affatto locale di ciò che arriva nel piatto delle fiere. Che implica sfruttamento del lavoro minorile e dubbi sulla sicurezza alimentare.

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Wwf contro sagra del ranocchio, la battaglia è cominciata. Alla base della protesta non tanto l’umana pietas verso l’anfibio, quanto l’origine nient’affatto locale di ciò che arriva nel piatto delle fiere. Che implica sfruttamento del lavoro minorile e dubbi sulla sicurezza alimentare.

DALLA CINA A BROZZI. Tra le sagre “incriminate”, sparse per tutta la Toscana, le più famose sono quelle di Staggia Senese (SI), Paganico (GR), Baccaiano (FI), per arrivare alla festa allestita dalla  Misericordia e dal gruppo Frates di Brozzi (FI).

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ALTRO CHE SLOW FOOD. “Com’è possibile ancora oggi continuare a proporre queste iniziative – si legge in una nota del Wwf – che contraddicono tutti i principi, ormai ampiamente condivisi, dello ‘slow food’ e della filiera corta”. Secondo il Wwf, infatti, “ormai la realizzazione di queste sagre costringe gli organizzatori a rivolgersi a paesi asiatici o dell’Europa dell’est per l’importazione di esemplari di rane congelate, dopo che a partire dagli anni ’70 il patrimonio locale di anfibi si è drasticamente ridotto per vari fattori fra cui la graduale scomparsa di habitat naturali, l’inquinamento delle acque ed il progressivo riscaldamento globale”.

NORMATIVE. Ma mentre in Europa la normativa definisce precise direttive volte alla tutela di queste specie, oramai a rischio mondiale di estinzione (normativa recepita in Toscana con la legge regionale toscana 56/2000), così non è nei Paesi da cui spesso e volentieri i ranocchi arrivano.

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SICUREZZA ALIMENTARE. Ai dubbi sulla sicurezza alimentare si sommano quelli sul maltrattamento degli animali e sullo sfruttamento del lavoro minorile. “Perché allora – chiede il Wwf – non trasformare queste sagre in qualcosa di più accettabile e meno impattante per l’ambiente?”.

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