mercoledì, 5 Febbraio 2025
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Mostro di Firenze: ”Il medico Francesco Narducci si uccise”

''Il medico Francesco Narducci si suicidò'', questo è quanto sostiene il gup Paolo Micheli. Lo si apprende nelle motivazioni con cui il giudice ha prosciolto una ventina di persone accusate di associazione a delinquere. Il cadavere venne ritrovato nell'ottobre del 1985 nel lago Trasimeno.

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”Il medico Francesco Narducci si uccise” questo è quanto sostiene il guo Paolo Micheli nelle motivazioni con il cui il giudice dell’udienza preliminare ha prosciolto una ventina di persone dall’accusa di associazione a delinquere. Il cadavere del medico, venne ritrovato nell’ottobre del 1985 nel lago Trasimeno. E ancora una volta, si torna a parlare del mostro di Firenze.

L’UDIENZA. La sentenza di non luogo a procedure risale al 20 aprile 2010, quando furono prosciolte una ventina di persone, tra cui alcuni familiari del medico perugino, accusate di associazione a delinquere. Ieri sono state depositate le motivazioni. Il giudice, nelle 934 pagine scrive che ”l’ipotesi (del suicidio, ndr) che si può formulare adesso, dopo consulenze, riesumazioni e migliaia di pagine di atti istruttori, ma che certamente non era possibile esprimere con certezza all’atto del rinvenimento del cadavere, e che non avrebbe potuto essere liquidata come mera evenienza, al pari della tragica – e comunque non chiarita nella dinamica – fatalità”. Quindi ”Il medico Francesco Narducci si uccise”.

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IL CADAVERE. L’8 ottobre 1985, poche settimane dopo l’ultimo delitto del mostro di Firenze, Francesco Narducci venne visto per l’ultima volta vivo, a bordo della sua barca sul lago Trasimento. Quattro giorni dopo venne ritrovato il suo cadavere nelle acque del lago. A parlare di tragica disgrazia, fu subito la famiglia del medico e non venne effettuata alcuna autopsia sul cadavere dell’uomo.

LA TELEFONATA. Dopo un’intercettazione telefonica in cui ad una donna venne detto ”Ti faremo fare la fine del medico del lago”, nel 2001 la Procura di Perugia aprì un’inchiesta sulla morte del medico, che all’epoca aveva 36 anni. Nel 2002 venne riesumato il cadavere di Narducci e la perizia dell’accusa parla di ”Morte compatibile con soffocamento o strangolamento”. Per gli inquirenti esistono collegamenti con ambienti fiorentini vicini agli omicidi seriali del mostro. ”Non fare un’autopsia – scrive il gup oggi – fu un errore: un errore che commise chi avvertì il magistrato di turno sostenendo che se ne poteva prescindere, ovvero non evidenziando che sarebbe stato doveroso darvi corso, a dispetto di chi insisteva per sbrigarsi”. Scrive ancora il giudice che le indagini fatte ”era doveroso farle, pur non essendo condivisibili le conseguenze che oggi il Pubblico Ministero sostiene sia necessario ricavarne”.

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L’AUTOPSIA NON EFFETTUATA. ”Questo giudice – scrive ancora il gup Micheli- , ritiene che la gran parte dei reati ipotizzati dal pm a carico dei familiari del Narducci non abbiano mai avuto effettiva sussistenza, e che quanto ai residui addebiti si imponga il proscioglimento degli imputati per difetto di dolo: è facile allora immaginare che oggi, al momento del redde rationem, i primi a doversi dolere delle carenze istruttorie dell’epoca siano proprio coloro che nel 1985 verosimilmente si attivarono – pur senza commettere reati – per far sì che ad un’autopsia non si desse corso”.

IL PROCESSO. Nel 2002 l’inchiesta sul caso Narducci venne unificata con quella dei delitti sul mostro di Firenze, per cui da tempo si ipotizzava l’esistenza di alcuni mandanti. Nel giugno del 2005 il gup Marina De Robertis, su richiesta del pm Giuliano Mignini, archivia per insufficienza di prove il procedimento contro Calamandrei, Spezi e due pregiudicati per l’omicidio di Francesco Narducci. Il processo ai mandanti si chiude nel maggio del 2008 con l’assoluzione dell’ex farmacista di San Casciano, Francesco Calamandrei ma alcuni testimoni parlarono di rapporti e complicità tra Calamandrei e Narducci.

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IL DEPISTAGGIO. Per il pubblico ministero Giuliano Mignini, i familiari del medico e alcuni pubblici ufficiali erano stati promotori di un colossale depistaggio: avrebbero nascosto l’omicidio di Francesco Narducci per non far venire a galla la sua implicazione con Firenze, per questo voleva che venissero processati. Ma il gup Paolo Micheli li ha prosciolti tutti il 20 aprile del 2010.

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