La procura di Roma ha chiuso le indagini sulla cosiddetta P3: secondo l’inchiesta Denis Verdini sarebbe stato uno dei vertici dell’associazione segreta che avrebbe operato per influenzare organi dello Stato. Il coordinatore nazionale del Pdl, per bocca dei suoi legali, rispedisce al mittente le accuse.
“LOGGIA”. La chiusura delle indagini è avvenuta ieri ed è un atto che normalmente precede la richiesta di rinvio a giudizio. Con Verdini era indagato anche il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri, pure lui accusato di essere uno dei promotori della “loggia”, e altre 20 persone tra cui l’imprenditore Flavio Carboni, Massimo Parisi, coordinatore Pdl della Toscana, Arcangelo Martino, ex assessore comunale di Napoli e l’ex giudice tributario Pasquale Lombardi.
SOTTO INCHIESTA. Rischiano il processo anche il governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci e l’ex sottosegretario all’economia, Nicola Cosentino. Nell’inchiesta, che ha vari filoni, il reato di associazione a delinquere e violazione della legge Anselmi sulle società segrete viene contestato a Verdini, Dell’Utri, Carboni ed altre 11 persone.
LA DIFESA DI VERDINI. “Stupisce ed è surreale, che l’onorevole Verdini venga oggi ritenuto tra i promotori dell’asserita associazione segreta, quando tutti gli atti e le intercettazioni in possesso della difesa dimostrano esattamente il contrario”, scrivono i legali di Denis Verdini.
L’ACCUSA. La procura di Roma sostiene invece l’esistenza di un’associazione per delinquere “diretta a realizzare una serie indeterminata di delitti di corruzione, abuso d’ufficio, illecito finanziamento diffamazione e violenza privata caratterizzata, inoltre, dalla segretezza degli scopi e volta a condizionare il funzionamento di organi costituzionali e di rilevanza costituzionale, nonché apparati della pubblica amministrazione dello Stato e degli enti locali”.