“Epifani? Gli ho chiesto se voleva fare il congresso perché mi volevo organizzare, mi ha detto che ci pensano e la prossima settimana ci fanno sapere “.
SOLD OUT. Matteo Renzi parla davanti a una platea affollata alla Festa Democratica di Firenze. Gioca in casa, in un giorno particolare: proprio un anno fa, il 13 settembre 2012, inizò la sua corsa alle primarie con l’annuncio da Verona. Ma forse sorprendono anche lui quelle duemila e passa persone all’Obihall, sedute ovunque, anche sul palco, per fare un po’ di spazio, tante sono. Un migliaio, poi, quelle che si sono dovute accontentare di ascoltare il sindaco dagli altroparlanti fuori dal teatro. Una mezz’ora prima che il rottamatore salisse sul palco, infatti, i cancelli sono stati chiusi: dentro era già sold out.
CONGRESSO PD. Si comincia con i saluti del segretario metropolitano Patrizio Mecacci, poi tocca a Renzi, intervistato dai giornalisti Giacomo Guerrini e Francesco Selvi in streaming nazionale, per due ore di politica-show. Il sindaco ne ha per tutti. A partire da Pd. “Ho incontrato il segretario Epifani – dice Renzi – e gli ho chiesto se voleva fare il congresso perché a Firenze ad ottobre abbiamo tante cose da inaugurare e mi vorrei organizzare. Mi ha detto che ora ci riflettono su e poi la prossima settimana mi fanno sapere”. Di fronte ai fiorentini Renzi non si tira indietro e rilancia l’intenzione di volersi candidare alla guida del partito. “Se è possibile fare il sindaco e il segretario insieme? Non lo so – dice Renzi – ma so che dalla visibilità nazionale di un sindaco che sa fare bene il suo lavoro una città ha tutto da guadagnare”.
IL VIDEO:
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REGOLE E ISCRITTI. L’incognita maggiore? Per Renzi è sulle regole. “Il Pd è come l’America’s cup dove ogni anno chi vince cambia le regole”. E poi ancora: “Non abbiamo bisogno di un Pd che spende 9 milioni di euro in comunicazione e oltre un milione per il rimborso spese dei suoi dirigenti”. Solo ritrovando il “coraggio” e “superando le correnti” il Pd, secondo il sindaco, potrà tornare a vincere e magari ad appassionare. Impietosa la conta degli iscritti persi per strada scandita dal rottamatore, “dimezzati dall’ultimo tesseramento”. Tanto che, dà l’affondo, “se Martin Luther King fosse stato iscritto al Pd avrebbe detto ‘io ho un incubo'”. “Non lasciate che il vostro impegno poitico si definisca con il cognome di un altro – esorta il sindaco – dategli il vostro nome, non il cognome di un altro: voi siate ‘voistessiani’, non renziani”.
PDL. Poi sotto al Pdl. Che dopo le dichiarazioni di Renzi a Porta a Porta (“Berlusconi è game over”) avrebbe deciso di “vendicarsi” e non inviare le risorse promesse per i Nuovi Uffizi e il Teatro del Maggio. “Fanno i dispetti – punta il dito Renzi – ma se non ci mandano quei denari non fanno un dispetto a me o ai fiorentini, lo fanno al mondo intero, alla cultura, a loro stessi, ai loro figli e alla loro dignità. I dispetti si fanno all’asilo non in Parlamento”.
GRILLO. Ne ha anche per il Movimento 5 Stelle, Renzi. “Non so se è ancora sul tetto con il tacchino o se sono scesi… – dice il sindaco – ogni volta che si poteva cambiare loro sono andati sul tetto”.
BATTUTE. Infine l’attenzione si concentra su Firenze: il sindaco parla di tramvia, Cascine, Teatro dell’Opera, Palazzo Vecchio, scuole, San Lorenzo e molto altro. Si finisce come si era iniziato, col sorriso e con le battute: “O si finisce qua – dice il sindaco – o a quelli delle ultime file si porta il caffè”. Nessuno però si addormenta, e alla fine sono tanti gli applausi per il sindaco.