venerdì, 13 Dicembre 2024
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Viareggio, in migliaia per i funerali

E' il giorno delle esequie di stato per le vittime del disastro ferroviario di lunedì scorso. I funerali alle 11 allo Stadio dei Pini, alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dei presidenti di Camera e Senato, Renato Schifani e Gianfranco Fini. Tanti i cittadini che non sono voluti mancare.

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VIAREGGIO SI FERMA. Viareggio si ferma per dare l’ultimo saluto alle vittime dell’incidente ferroviario di lunedì scorso, quando il deragliamento di un treno che trasportava gpl ha causato un’esplosione nei pressi della stazione. Oggi è stato il giorno dei funerli di Stato, che si sono tenuti stamani allo Stadio dei Pini. Tante le persone che, fin dalla prima mattina, hanno affollato la struttura, per dare l’ultimo saluto ai loro concittadini che in questa tragedia hanno perso la vita. 

AUTORITA’. Tra le autorità, erano presenti il Capo dello Stato Giorgio Napolitano e i presidenti di Camera e Senato, Renato Schifani e Gianfranco Fini. Fuori dallo stadio un maxischermo ha trasmesso in diretta la funzione, per coloro che non sono riusciti a entrare.

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CALDO E MALORI. Erano circa 25mila – diecimila dentro allo stadio e 15mila al suo esterno – le persone presenti alla cerimonia: a causa del caldo e della commozione, si sono verificati anche alcuni malori, per cui è stato necessario l’intervento dei volontari per il soccorso.

TOSCANA PRESENTE. Tutta la Toscana, Viareggio in testa, si è riunita allo Stadio dei Pini per dare l’ultimo saluto a 15 delle 22 vittime della sciagura di lunedì scorso. Le 15 bare sono state portate in spalla da rappresentanti dei corpi che hanno collaborato alle operazioni di soccorso: Guardia di Finanza, Capitaneria di porto, Polizia di Stato, Vigili urbani, Croce Rossa Italiana, Protezione civile e associazioni di volontariato. Dietro il Gonfalone della Regione c’erano il presidente Claudio Martini, il vice presidente Federico Gelli e gli assessori Agostino Fragai, Paolo Cocchi, Enrico Rossi, Massimo Toschi, Eugenio Baronti e Marco Betti. La delegazione della Giunta, prima di seguire il corteo funebre, aveva fatto visita ai feretri nella camera ardente allestita nel palazzetto dello sport.

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La messa allo Stadio dei Pini è stata celebrata dal vescovo di Lucca Italo Cappellani. Sistemati su tutto lo stadio i Gonfaloni di moltissimi Comuni toscani. In un ideale abbraccio, tutto intorno alla pista d’atletica, erano disposti tutti i gruppi ed associazioni di volontariato.

Anche il presidente del Consiglio regionale della Toscana Riccardo Nencini ha partecipato ai funerali solenni allo stadio dei Pini di Viareggio, alla guida di una numerosa rappresentanza dell’assemblea toscana alle esequie di 15 delle vittime del disastro ferroviario: con lui, il vicepresidente Angelo Pollina, membri dell’Ufficio di presidenza, capigruppo e altri consiglieri. “Questo è un giorno di dolore – ha dichiarato Nencini – Siamo di fronte alla più grave sciagura ferroviaria che ha colpito la Toscana e l’Italia. In questo momento, prevalgano il silenzio, la vicinanza alle famiglie delle vittime, e poi ancora il silenzio. Da domani, dovranno arrivare i provvedimenti per rimettere in piedi Viareggio, e la revisione delle norme inadeguate. Quella dell’autocertificazione – ha aggiunto il presidente del Consiglio regionale – può essere scambiata per modernità, e invece si tratta di un atto di spregiudicatezza”.

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FUNERALI CONCLUSI. Alla conclusione della cerimonia, i feretri sono stati portati via tra gli applausi commossi dei presenti. Le 15 bare sono state portate a spalla da forze dell’ordine, corpi e associazioni che, in questi giorni, hanno provveduto ai soccorsi e all’assistenza ai familiari delle vittime. I carri hanno percorso un giro dello Stadio dei Pini, accompagnati da un’interminabile applauso.

L’APPELLO DI NAPOLITANO. “Si deve fare chiarezza prima ancora di verificare se ci sono delle responsabilità, bisogna fare chiarezza su quello che è accaduto per poter trarre delle conclusioni anche per quello che riguarda nuove norme di sicurezza“: sono queste le parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

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