martedì, 19 Novembre 2024
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Cooplat, cresce il fatturato: + 17%

Presentato il bilancio della storica cooperativa fiorentina nata 70 anni fa

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Cresce del 17% il fatturato di Cooplat, che dai 91,9 milioni di euro del 2014, dopo dodici mesi sale a 108 milioni. Guardando il trienno, l'incremento tocca quasi il 30%. L'occupazione si mantiene stabile, con oltre 2.800 lavoratori, di cui oltre la metà sono soci. Lo zoccolo duro dei ricavi, della forza lavoro e del corpo sociale in Toscana, dove si registrano 67 milioni di fatturato e sono impiegate 1.738 persone di cui 1.119 soci.

segno più

Se il 2015, come dimostrano i dati si è chiuso con il segno “più”, anche l'anno in corso è partito con il piede giusto per Cooplat, la storica cooperativa fiorentina nata 70 anni fa nel capoluogo toscano grazie a un gruppo di ex partigiani impegnati nella pulizia dei treni alla stazione di Santa Maria Novella, oggi tra le maggiori realtà italiane nel comparto dei servizi. Per il 2016 l'azienda può dire di avere già in portafoglio un importante “tesoretto” che ammonta a 104 milioni di euro, frutto del consolidamento in tutte quelle attività che la vedono impegnata in 11 regioni in Italia: il facility management, l'energia, le manutenzioni e l'ecologia. È quest'ultima a spingere in particolare la crescita di Cooplat: i ricavi nel settore sono passati nel giro di un anno da 33 a 47 milioni di euro, grazie all'avvio dell'attività nella Toscana meridionale dove Cooplat è partner di Sei Toscana, gestore unico per l'Ato sud.

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il Bilancio 2015

A scattare la fotografia della cooperativa è il Bilancio 2015, presentato nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, alla presenza del presidente di Cooplat Fabrizio Frizzi e del “padrone di casa”, il sindaco di Firenze Dario Nardella. “Il rafforzamento della cooperativa messo in luce dai dati di esercizio è il miglior regalo che potevamo farci per il nostro 70esimo anniversario e ci consente di guardare avanti con rinnovata fiducia – dice Frizzi -. Ci proponiamo ai nostri interlocutori, sia nel pubblico che nel privato, sempre più con l'approccio del partner anziché del semplice fornitore di servizi, offrendo qualità del lavoro e lavoro qualificato. Merito di una politica aziendale scrupolosa che ha saputo tenere la cooperativa al passo con i tempi, semplificando i processi industriali, riorganizzando attentamente i sistemi gestionali e investendo nell'innovazione tecnologica. Tutto ciò senza mai dimenticare chi siamo e da dove veniamo, senza mai accantonare i principi di partecipazione, solidarietà e mutualità, l'attenzione alla persona prima ancora che al lavoratore, che sono le nostre radici. Siamo convinti che occorra essere una buona impresa per fare buona cooperazione”.

il sindaco Nardella

“Tra Firenze e il mondo della cooperazione, quindi anche con Cooplat – è il commento del sindaco Nardella – c'è grande collaborazione, quasi una sorta di fusione. In città, infatti, sono nate e cresciute alcune delle più importanti cooperative che abbiamo in Italia nel campo dei servizi, del turismo, dell'economia, del lavoro e della cultura. E non è un caso, perchè la nostra città ha sempre avuto una grande attenzione verso le relazioni umane. Nelle cooperative si sta insieme prima di tutto per uno scopo sociale e basandosi su questo principio si riescono a raggiungere risultati importanti come dimostra l'esperienza di Cooplat. I valori della cooperazione sono un grande patrimonio sociale e culturale del nostro Paese e vanno difesi”.

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lavoro

Rientra in quest'ottica di valorizzazione del personale e del lavoro la prevalenza in Cooplat dei contratti a tempo indeterminato: sono 1.753 i “posti fissi” – viene spiegato – contro soli 95 contratti a tempo determinato. Nella stessa direzione si muovono le molte iniziative promosse negli anni dalla cooperativa in favore dei soci e dei dipendenti. Dalla sperimentazione di nuove forme di partecipazione recentemente sfociata nell'Open Space Technology coordinato da Sociolab, che nel mese di aprile ha coinvolto oltre cento soci in un confronto sul futuro della cooperativa, alla ricerca condotta nel 2012 dal Ceuriss sui lavoratori immigrati che con 383 persone (di cui 252 donne) provenienti da 35 Paesi (Albania, Romani, Perù e Shri Lanka in testa) rappresenta quasi il 15% dell'intera forza lavoro.

Un'attenzione particolare è sempre stata riservata alle tematiche di genere, a partire dallo studio realizzato dalla Scuola Sant'Anna di Pisa sulle lavoratrici donna che prevalgono con 948 socie e 859 dipendenti in quella che è una cooperativa prevalentemente “rosa” e multietnica. Un'esperienza, questa, sfociata nel finanziamento di un assegno di ricerca, sempre al Sant'Anna, per formare un gruppo di capo commessa e capo cantiere sul diversity management, ovvero sull'interpretazione delle diversità di orientamento sessuale, di genere, di religione, di cultura e di età a partire dall'organizzazione del lavoro sui cantieri e dalle relazioni tra le persone.

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l'associazione Artemisia

Un'attenzione particolare alla “questione femminile” sta alla base dell'intesa per l'inserimento lavorativo delle donne maltrattate siglata nel dicembre 2013 tra Cooplat e l'associazione Artemisia, da venticinque anni impegnata nel contrastare la violenza su donne e minori sul territorio fiorentino, con un impegno e un coraggio che solo pochi giorni fa sono valsi alla onlus il prestigioso Fiorino d'Oro del Comune di Firenze. La giornata di ieri è stata anche l'occasione per rinnovare l'accordo alla presenza della presidente di Artemisia Teresa Bruno. La prima fase sperimentale ha portato all'assunzione a tempo indeterminato di tre donne, tutte con figli a carico, faticosamente uscite da storie di maltrattamenti familiari e che, grazie alla loro nuova occupazione in cooperativa, dove sono impegnate per lo più nel settore delle pulizie e dell'igiene, hanno potuto lasciare la casa rifugio di Artemisia e riacquistare una indipendenza anche economica che le ha rese di nuovo autonome e padrone della loro vita.

Vogliamo che questo sia solo l'inizio di una collaborazione con Artemisia che ci auguriamo possa continuare a lungo e che speriamo, anzi, che altre aziende sul territorio decidano di emulare – dice Frizzi -. Per ora, sono state assunte in Cooplat tre donne. Qualcuno potrebbe dire che non sono molte. Ma da parte nostra, crediamo sia meglio dare stabilità, con contratti a tempo determinato, a poche lavoratrici, anziché prenderne in numero maggiore ma per periodi limitati nel tempo. Solo un lavoro stabile e duraturo può dare certezze, consentire alle donne vittime di violenza di fare piani a lungo termine per ricostruire un futuro per se stesse e per i loro figli. Con questo progetto appare chiaro più che mai come il lavoro sia un ritorno alla vita, sinonimo di dignità. Un principio che fa parte di noi e della nostra storia”.

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