Piante sulle facciate, per salvare il pianeta. Intervista a Stefano Mancuso

Parte da Firenze il progetto del neurobiologo vegetale Stefano Mancuso per abbattere le emissioni di anidride carbonica nelle città. "Firenze sarà un laboratorio verde"

Intervista a Stefano Mancuso

Ricoprire tetti e facciate di piante: vorrei partire dalle scuole, perché sono edifici con una valenza sociale. Interi quartieri vestiti di verde in modo da assorbire l’anidride carbonica lì dov’è prodotta. Rampicanti e distese di foglie su muri e coperture dei palazzi nelle periferie fiorentine: uffici, abitazioni e perfino ospedali”.

“Firenze? Un laboratorio verde”. Intervista a Stefano Mancuso

Quando il neurobiologo vegetale Stefano Mancuso parla del suo progetto, sembra quasi un sogno a occhi aperti. Ma il suo piano green è più reale che mai.

“Contiamo di partire presto su alcuni edifici pubblici grazie all’interessamento del sindaco Nardella”, dice lo studioso indicato dal New Yorker come una delle venti personalità che cambieranno il mondo. “Le zone che si prestano meglio – aggiunge – sono le periferie, dove le piante possono migliorare la qualità ambientale e la vivibilità. Mi piacerebbe lavorare su un quartiere come le Piagge”.

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Stefano Mancuso
Il neurobiologo vegetale Stefano Mancuso

Siamo al verde

Firenze si candida a essere il primo laboratorio verde a livello mondiale per progettare città a basse emissioni, in cui gli inquinanti generati da traffico, termosifoni e attività produttive sono divorati dalla vegetazione. “Creare nuove foreste e boschi in giro per il mondo è sempre una cosa saggia, ma l’efficienza di assorbimento della CO2 è di gran lunga maggiore se le piante si trovano vicino al luogo di emissione. Il 75 per cento dell’anidride carbonica prodotta sul nostro pianeta arriva dalle città, ma queste rappresentano meno del 2 per cento della superficie emersa. Un paradosso: un’area minuscola genera la maggior parte di CO2”.

Firenze sarà un laboratorio verde. Interi quartieri coperti di piante su tetti e facciate, per assorbire l’anidride carbonica lì dove viene prodotta. Non è un sogno: contiamo di partire presto.

Nei centri urbani è difficile trovare spazio per nuovo “verde orizzontale”, i classici parchi e giardini. E allora, per aumentare la superficie utile, le piante salgono sulle pareti e sulle coperture degli edifici. Con il gruppo di lavoro del dipartimento di Scienze e tecnologie agrarie dell’Università di Firenze, Mancuso sta selezionando le specie da impiegare.

Non dobbiamo pensare, spiega, a boschi verticali, come gli alberi del grattacielo milanese progettato da Stefano Boeri, né a costosi giardini verticali ideati per fini artistici. Bensì, a tappeti di piante erbacee e rampicanti adatte al clima cittadino, per lo più sempreverdi, di facile manutenzione, belle esteticamente e da far crescere su pannelli distanziati dalle facciate.

Intervista a Stefano Mancuso: “Più piante, più salute”

I benefici sono innumerevoli a fronte di una spesa irrisoria: le piante assorbono l’anidride carbonica, fissano gli inquinanti urbani, ad esempio le polveri sottili, migliorano la salute fisica e psichica delle persone, come dimostrano molti studi scientifici”.

L’idea è quella di coinvolgere gli stessi cittadini nella cura delle “mura vegetali”, formando una comunità di pionieri ambientali. In attesa del primo edificio mangia-CO2, anche i fiorentini possono fare qualcosa nel loro piccolo, suggerisce l’esperto: riempire balconi, terrazze e giardini di verde. “Ogni pianta in più agisce in modo positivo sull’ambiente. L’importante è scegliere specie adatte al clima urbano. I benefici arrivano dalla superficie fogliare: semplificando, possiamo dire che più foglie ci sono, meglio è”.

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