venerdì, 22 Novembre 2024
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Il vero Capodanno fiorentino è il 25 marzo: storia di una questione di “stile”

Una regione, ma tanti calendari diversi. In antichità non tutte le città toscane festeggiavano l'inizio dell'anno nello stesso momento: c'erano il Capodanno fiorentino e quello pisano (ma non solo)

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A Firenze il capodanno è questione di stile. C’è il capodanno fiorentino in “stile dell’incarnazione”, ovvero il 25 marzo, e c’è la festa in stile moderno che si celebra il primo gennaio, dopo una notte di fuochi, brindisi e concerti. Un divertimento molto “recente”. In Toscana infatti, gennaio è diventato il primo mese del calendario soltanto nel 1750. Per questa ragione, il Capodanno fiorentino del 25 marzo ha davvero una lunga storia da raccontare. Scopriamola.

Il calendario della Toscana: il primo mese dell’anno poteva essere marzo o dicembre

Nei sistemi di datazione medievale, il termine “stile” indicava infatti la maniera di fissare il primo giorno dell’anno. Così, esistevano diversi stili e viaggiando da una città all’altra, poteva capitare di trovarsi un anno avanti o un anno indietro. In Toscana, gli stili più comuni erano due. Secondo lo stile della Natività, l’anno iniziava il 25 dicembre: Arezzo, Massa e Pistoia adoperavano questo sistema. Secondo lo stile dell’incarnazione invece, il 25 marzo – festa liturgica dell’Annunciazione – segnava primo giorno dell’anno nuovo, almeno a Firenze, Pisa, PratoFiesole. Anche se la repubblica marinara ebbe una certa particolarità, della quale parleremo.

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In Italia e in Europa, altri stili importanti furono quelli veneto, bizantino e della Pasqua che fissavano il capodanno rispettivamente al primo marzo, al primo di settembre o in coincidenza della più importante festa cristiana, una festa mobile. Infine, il raro stile della circoncisione – detto anche stile moderno – cominciava il primo gennaio. A volte, i documenti medievali non esplicitano il sistema adottato. Gli studiosi possono avere di che confondersi.

Il Capodanno fiorentino e pisano del 25 marzo (ma con un anno di differenza)

Lo stile dell’Incarnazione fu applicato in due maniere diverse, al modo fiorentino e al modo pisano. Naturalmente l’inizio dell’anno rimaneva il 25 marzo, quando la Chiesa celebra l’annuncio del concepimento di Gesù, portato dall’arcangelo Gabriele a Maria. Una data rispettosa del tempo di gestazione: nove mesi dopo il 25 marzo è Natale. Tuttavia nel Medioevo – e al fine di contare gli anni ancora oggi – la nascita di Cristo veniva fissata 753 anni dopo la fondazione di Roma, corrispondente al nostro anno 1 avanti Cristo. Qui stava il problema: i fiorentini facevano partire il loro calendario, con una certa dose di controsenso, da 754 anni dopo la fondazione di Roma, mentre secondo i pisani l’Annunciazione doveva essere avvenuta, logicamente, nell’anno 1 avanti Cristo (753 anni dopo la fondazione di Roma).

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In questo modo, il Capodanno fiorentino segue quello moderno di 2 mesi e 24 giorni, mentre il Capodanno pisano anticipa il nostro di 7 giorni e 9 mesi. Per chiarire: secondo i “vecchi stili” a Firenze il 25 marzo inizierebbe il 2023, mentre a Pisa in quello stesso giorno inizierebbe il 2024. Nel Medioevo comunale, la differenza tra Firenze e Pisa contava esattamente un anno. Tuttavia, i viaggiatori dovettero affrontare anche altri problemi. In alcune città furono usate entrambe le maniere. A Siena, lo stile dell’incarnazione è attestato dal X secolo, prevalentemente fiorentino ma non sempre. A Lucca, l’incarnazione fiorentina prevale fino al secolo XII, poi subentra lo stile della Natività, assieme a qualche raro documento “in pisano”.

Il Capodanno fiorentino del 25 marzo e il dipinto “miracoloso” nella Santissima Annunziata

Il tema iconografico dell’Annunciazione è molto caro ai fiorentini. C’è l’Annunciazione affrescata dal Beato Angelico nel corridoio Nord del convento di San Marco, l’Annunciazione di Leonardo da Vinci, conservata gli Uffizi, nonché l’Annunciazione della Santissima Annunziata, un affresco miracoloso.

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Secondo la leggenda legata a questa Madonna duecentesca, un certo pittore Bartolomeo non riusciva proprio a dipingerne il volto e dopo una serie di vani tentativi, si addormentò sfinito. Al risveglio, l’affresco era mirabilmente completato: opera degli angeli. I fiorentini divennero sempre più devoti verso l’immagine miracolosa (al centro anche della festa della rificolona). Probabilmente, le celebrazioni dell’Annunciazione presso questa chiesa rafforzarono il Capodanno fiorentino, durante tutta la storia della città.

Fine della storia: il capodanno fiorentino del 25 marzo lascia spazio al primo gennaio

Il 4 ottobre 1582, papa Gregorio XIII introdusse il calendario gregoriano, disponendo anche come l’anno dovesse iniziare il primo giorno di gennaio. Da buoni cattolici, gli Stati italiani accolsero rapidamente le decisioni papali. Tuttavia, Firenze e le altre città toscane continuarono ad applicare i vecchi stili al calendario nuovo. In questo modo la storia del Capodanno fiorentino durò quanto i Medici. Infatti, soltanto il granduca Francesco Stefano di Lorena decise che tutta la Toscana avrebbe dovuto cominciare l’anno nello stesso giorno e uniformarsi al sistema in vigore nella maggior parte dei Paesi europei. Per i toscani, il primo anno in stile moderno fu il 1750. In Piazza della Signoria, sotto la Loggia dei Lanzi, una targa rammenta la decisione.

Con il nuovo millennio, il Comune di Firenze ha ripreso a festeggiare il Capodanno fiorentino con il Corteo Storico della Repubblica Fiorentina che sfila dal Palagio di Parte Guelfa verso il Duomo, via de’ Servi e piazza Santissima Annunziata. Da quest’anno, anche la Regione Toscana ha inserito la sfilata nel calendario delle manifestazioni di rievocazione storica. I fiorentini entreranno finalmente nel 2023, i pisani correranno al 2024. Comunque una tradizione da riscoprire.

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