venerdì, 22 Novembre 2024
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Fiorentina a Moena: programmati per vincere/Il Dario

C'è voglia di dare spettacolo, di fare la differenza, di mettere in difficoltà Vincenzo Montella nelle scelte tecniche; in conclusione: c'è voglia. Il giovane Matos, tornato dal Brasile, sembra il figlio promettente di Pelé; Ambrosini un ventenne.

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Moena – Non è un ritiro come gli altri. Per molti motivi: indescrivibile la febbre viola che ha contagiato tutti a Moena.

Esempi? E’ un ritiro diverso per passione, voglia e per qualità. Non solo tra i tifosi, ma soprattutto tra i giocatori si respira profumo, essenza di grande squadra.

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C’è voglia di dare spettacolo, di fare la differenza, di mettere in difficoltà Vincenzo Montella nelle scelte tecniche; in conclusione: c’è voglia. Il giovane Matos, tornato dal Brasile, sembra il figlio promettente di Pelé; Ambrosini un ventenne. Solo per citare qualche giocatore.

I bambini, al campo, accompagnati dal padre cercano di imitare il Pek nel “Viola Village”. “Babbo come si fa?”, la risposta è semplice “Sono giocatori di Serie A, non si puo’ imitarli”. Senza fare nomi, non poteva avvenire a Cortina. La voglia, in molti casi, era di andare in campo e dire “Posso farlo io?!”. Qui c’ è qualità. I migliaia di tifosi che assistono ogni giorno all’allenamento cantano incessantemente: “Che bello è quando esco di casa, per andare a Moena, a vedere la Viola” e per ogni giocatore solo incoraggiamenti, nessun fischio, nessuna contestazione. Non c’è nemmeno voglia di paragonarsi a Juve e Inter, sono loro che si devono preoccupare: questa squadra è stata costruita per vincere.

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Ci sono pochissime note stonate. Potrei fare una scommessa: Neto non sarà il portiere della Fiorentina. La conferma sarebbe l’unica speranza per le altre diciannove squadre in campionato di arrivare prima dei ragazzi di Montella. Troppo timoroso il portiere brasiliano, probabilmente ha le qualità ma ha troppa paura di sbagliare.

L’acquisto migliore? Rossi. Accarezza la palla come il corpo di una bella femmina, il “Pepito” è tornato più forte di prima. Purtroppo in partenza sembra essere Ljalic, per lui si avvicina il Milan. Andrebbe in una squadra inferiore, contento lui.

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In conclusione era da Roby Baggio e dal decennio dopo da Terim con Bati, Rui, Edmundo e Toldo che non si respirava “aria di vittoria”. La Fiorentina è tornata come una volta, anzi meglio. Questo è l’assioma: “Che bello è quando esco di casa, per andare a Moena, a vedere la viola…”.

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