Il Cristino attribuito a Michelangelo Buonarroti viene alla luce. Dopo anni di dibattiti, discussioni e reportage sull’attribuzione, la scultura lignea sbarca al Museo Nazionale del Bargello, protetto da una teca di cristallo speciale e da domani fruibile a chiunque abbia voglia di vederlo.
LA STORIA. Era la sera del 9 aprile 2004 quando tutti gli italiani poterono vedere per la prima volta al Tg del primo canale Rai, il piccolo Crocifisso in legno di tiglio policromo che alcuni esperti e studiosi proposero di attribuire a Michelangelo.
LA SCULTURA DELLA DISCORDIA. E’ stata a lungo la scultura della discordia, che nel corso degli anni ha dato il via ad un’inchiesta della Corte dei Conti, oltre ad aver scatenato accese discussioni, tra chi sposava la tesi dell’attribuzione michelangiolesca e chi invece gridava allo scandalo, sia per l’attribuzione barcollante, sia per la spesa esosa che lo stato aveva scelto di accollarsi in periodo non proprio facile per l’economia.
L’ACQUISTO E L’ATTRIBUZIONE. Ma non ci fu niente da fare, una commissione scientifica che vedeva tra i massimi esperti l’attuale soprintendente al polo museale fiorentino Cristina Acidini e il direttore dei Musei vaticani Antonio Paolucci benedisse la spesa di 2 milioni e 250mila euro che furono elargiti nel 2008 a Giancarlo Gallino, antiquario torinese, in cambio dell’opera d’arte. Da allora il Cristo ha viaggiato a lungo, è stato esposto di qua e di là ed ha continuato ad accendere dibattiti tra gli addetti ai lavori e non solo.
L’ARRIVO AL BARGELLO. Nel dicembre del 2011, sul Crocifisso è stata effettuata una tomografia computerizzata a raggi x nel Laboratorio di Diagnostica per immagini dell’Azienda Ospedaliera di Careggi, che ha fornito nuovi importanti elementi di approfondimento sulla conoscenza del manufatto. Da domani, a distanza di 4 anni dall’acquisto, l’oggetto d’arte viene collocato definitivamente all’interno del Museo Nazionale del Bargello, collocazione a cui era stato destinato fin dall’inzio.