venerdì, 22 Novembre 2024
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La nuova mostra di Palazzo Strozzi: Nascita di una nazione

Tra Guttuso Fontana e Schifano: le tensioni sociali, politiche e culturali di un ventennio nella nuova mostra di Palazzo Strozzi, a 50 anni dal Sessantotto

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A Palazzo Strozzi arriva “Nascita di una nazione. Tra Guttuso Fontana e Schifano“. Nel cinquantenario in cui si celebra l’anniversario del Sessantotto, la sede espositiva di Firenze dedica una grande mostra che vede riunite per la prima volta opere rappresentative del fermento culturale italiano in un periodo che parte dal secondo dopoguerra sino alla fine degli anni Sessanta, tra il “miracolo economico” del 1958-1963 dunque, fino a giungere ai primi anni del ‘70.

Un viaggio in un’epoca di sperimentazione e riscoperta di un’identità attraverso ricerche che dialogano con la cultura, di una nazione che sta cercando di ricostruire la propria identità dopo la ferita della seconda guerra mondiale: è l’arte in Italia letta per la prima volta attraverso un “filtro storico”.

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“I visitatori rimarranno sicuramente impressionati dalla forza ancora vitale di questa arte moderna (l’opera più giovane in mostra ha cinquant’anni) – ha spiegato il curatore Luca Massimo Barbero – in cui gli artisti lavoravano insieme al di là delle etichette. Per questo troviamo quadri retorici che parlano dell’Italia col tricolore, ai quali si contrappongono i momenti di astrazione, passando per l’arte informale, i nuovi linguaggi dell’arte povera, fino al momento in cui il lavoro perde la sua consistenza e diviene oggetto per il pensiero.”

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Le opere in mostra a Palazzo Strozzi per la “Nascita di una Nazione”

Il percorso inizia simbolicamente con un grande dipinto di Guttuso intitolato “La battaglia di Ponte dell’Ammiraglio” un quadro storico sull’Italia del Risorgimento che vuole essere una similitudine con un secondo risorgimento italiano identificato nel secondo dopoguerra. Subito dopo “Il comizio” di Giulio Turcato (che poi è l’emblema della mostra) per poi proseguire con una nuova serie di linguaggi di grandi dimensioni con le opere di Burri, Fontana, Vedova Leonillo e Colla.

Suggestivo l’allestimento di una delle sale completamente bianche, che indica l’azzeramento dell’esperienza artistica precedente, che avviene attraverso la monocromia e l’utilizzo di nuovi materiali. In Italia si produce il “Moplen”, simbolo di modernità, e gli artisti usano proprio la plastica insieme a bende, tele cucite, vinavil e cibo per esprimersi.

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Nuovi materiali dunque per una nuova visione che guarda a Lucio Fontana, e l’impatto dirompente della sua tela tagliata, come punto di riferimento, insieme alle indagini di Piero Manzoni che scandalizza con “Merda d’artista” posta in dialogo con le tele centinate di Bonalumi, la superficie bianca estroflessa di Castellani e le sperimentazioni spaziali del giovane fiorentino Paolo Scheggi.

La mostra prosegue con una riflessione su una nuova idea di immagine tra segno e soggetto, tra figura e persona, in risposta anche alle trasformazioni della società italiana. I protagonisti sono gli emergenti Kounellis e Pascali proposti con i lavori di Pistoletto e Gnoli.

CRONACA E POLITICA

Negli anni Sessanta non esiste più il realismo come non esiste più l’informale. Nascono le nuove rappresentazioni artistiche fatte di una materia pittorica nuova, duttile e veloce caratterizzata da smalti luccicanti e gocciolature feroci.

È il periodo che vede apparire una nuova fioritura di bandiere rosse, falce e martello, insieme a grandi scritte. Sono le opere di Mario Schifano, Tano Festa, Michelangelo Pistoletto e Franco Angeli che si ricollegano al rosso garibaldino già incontrato in apertura.

 

In questo viaggio tra arte, politica e società, ecco i grandi temi del Sessantotto nelle ultime sale dell’esposizione, dove la pluralità delle ricerche artistiche italiane esplode in rapporto alle vicende e alle geografie del mondo per arrivare, con la sua fertilità, sino all’oggi.

Le sale riassumono le tensioni sociali di quegli anni offrendo un quadro ricco di ricerche artistiche con le opere di Fabro e Mario Merz per proseguire con l’installazione di Alberto Biasi e un cortocircuito tra l’iconicità della mappa di Boetti e “Tentativo di volo” di Gino De Dominicis.

L’opera di Penone “Rovesciare gli occhi” chiude la mostra in modo emblematico, rappresentando una nazione che guarda a se stessa e alla sua storia mentre entra in un periodo di forte polemica che diventerà anche lotta armata.

NASCITA DI UNA NAZIONE.
TRA GUTTUSO, FONTANA E SCHIFANO
Palazzo Strozzi, Firenze
16 marzo – 22 luglio 2018
Tutti i giorni inclusi i festivi 10:00 – 20:00
Giovedì 10:00 – 23:00

info: www.palazzostrozzi.org

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