Le tre esposizioni fanno parte di una serie di iniziative – mostre, incontri e pubblicazioni – nel segno di Venturino (1918 – 2002).
LE TRE MOSTRE. Se la prima mostra a Fiesole indaga il rapporto dell’artista con il sacro, la seconda a Pontassieve verte su un anno cruciale della sua vita, il 1958, quando ricoverato nell’ospedale psichiatrico di San Salvi, riprende a disegnare avviandosi alla guarigione. Sono di questo momento i suoi straordinari Pinocchi che riescono a restituirci l’anima di questa immortale creatura. A Prato saranno invece esposte le opere di soggetto sacro acquisite per il Museo dell’Opera del Duomo e per il Palazzo Vescovile.
LA DIMENSIONE INTERNAZIONALE. “Venturino Venturi è senza dubbio”, scrive Antonio Natali direttore della Galleria degli Uffizi, “uno dei non molti artisti italiani che possa vantare una dimensione internazionale. Lo asserisco a dispetto d’una considerazione di lui, talora, paradossalmente, appena regionalistica. Proprio in virtù d’un siffatto convincimento tre anni or sono un suo lirico bronzo del 1952 è entrato agli Uffizi, nell’aula severa della chiesa di San Pier Scheraggio – dimora attuale dell’espressione del Novecento – dove sono cinque i lavori del secolo passato di Corrado Cagli, Marino Marini, Renato Guttuso, Alberto Burri e infine la Donna seduta di Venturino. Artefici reputati tutti di caratura internazionale”.