venerdì, 19 Aprile 2024
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Caso Magherini, assolti i carabinieri

La Cassazione annulla la condanna della Corte d'appello perché "il fatto non costituisce reato". La vicenda di Riccardo Magherini, morto a San Frediano il 3 marzo 2014 durante un arresto

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Sono stati assolti i tre carabinieri accusati di omicidio colposo per la morte di Riccardo Magherini, l’ex calciatore deceduto nella notte tra il 2 e il 3 marzo 2014 in Borgo San Frediano, a Firenze, dopo esser stato fermato dai militari. La quarta sezione penale della Cassazione ha annullato la sentenza di appello che aveva condannato Vincenzo Corni a 8 mesi di reclusione e Stefano Castellano e Agostino Della Porta a 7 mesi.

IL CASO MAGHERINI: COSA SUCCESSE QUELLA NOTTE

Quella notte Riccardo Magherini, 40 anni e un passato da promessa del calcio, viene visto correre per le strade del suo quartiere – San Frediano, appunto – in evidente stato di agitazione. Dopo una cena con gli amici in lui è scattata una paranoia irrefrenabile e, ad oggi, ancora tutta da capire. Si sente in pericolo, minacciato della propria vita. Sale su un taxi ma si lancia fuori dall’auto poco dopo, entra in un ristorante, ruba il cellulare a un cameriere e chiama i carabinieri. In Borgo San Frediano si imbatte in una volante. Gli agenti si fermano, lo ammanettano, lo bloccano a terra.

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Lui continua ad urlare, come confermano numerose testimonianze. Poi, a un certo punto, le urla si interrompono. Viene soccorso dall’ambulanza chiamata dai carabinieri, ma nonostante i tentativi di rianimarlo e la corsa in ospedale, Riccardo Magherini muore. L’autopsia parla di decesso per asfissia, determinata da una crisi respiratoria dovuta all’assunzione di cocaina e alla posizione in cui è stato trattenuto.

LE TESTIMONIANZE E IL SERVIZIO DE “LE IENE”

Presto si diffuse anche un video girato da qualcuno del quartiere con il telefono. Le immagini sono troppo scure ma si sentono distintamente le urla di Magherini: “Aiuto!”, “ho un figliolo”, “vogliono uccidermi”, “sto morendo”. Alcune testimonianze parlano di calci sferrati dai carabinieri.

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Del caso si era occupata nel 2015 anche la nota trasmissione Mediaset “Le Iene”, con un servizio che, in quei giorni, fece scalpore.

LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE

Nel 2017, la sentenza della Corte d’Appello di Firenze aveva condannato i militari con pene dai 7 agli 8 mesi. Una condanna che di cui la Cassazione ha disposto l’annullamento perché “il fatto non costituisce reato”.

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Secondo l’accusa, se i carabinieri avessero consentito i soccorsi per tempo senza trattenerlo a terra più a lungo, Magherini avrebbe potuto essere soccorso e probabilmente salvato. La difesa sostiene invece che non possa essere imputata un’omissione ai tre militari, i quali non avevano elementi per capire quello che stava succedendo a Magherini a causa dello stupefacente. La Corte ha di fatto accolto questa tesi, ribaltando la sentenza di secondo grado e annullando i risarcimenti alla famiglia, condannata ora al pagamento delle spese processuali.

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