giovedì, 25 Aprile 2024
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Costa Concordia, una corona in mare a un mese dalla tragedia

Il 13 gennaio 2012, alle ore 21.45 la Costa Concordia urta gli scogli del Le Scole davanti all'Isola del Giglio. Alle ore 22.30 viene lanciato l'allarme. Un mese di dubbi, incertezze, accuse e ricerche. Ancora quindici dispersi, 17 i morti accertati. L'unica cosa certa di questi ultimi giorni, è l'inizio del pompaggio del carburante. E intanto spunta un video choc.

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Il 13 gennaio 2012 alle ore 21.45 la Costa Concordia urta gli scogli de Le Scole difronte all’Isola del Giglio, provocando un grande squarcio sul fianco della nave. Alle ore 22.30 viene lanciato l’allarme, troppo tardi, perchè il transatlantico sta già imbarcando acqua. Ad un mese dalla tragedia ci sono ancora molti dubbi ed incertezze da chiarire. Una delle poche cose certe sono il numero dei dispersi, che è fermo a quindici, come fermo è anche il numero delle vittime, 17.

LA COMMEMORAZIONE. Oggi, ad un mese dalla tragedia, verrà celbrata una messa in memoria delle vittime. La commemorazione si terrà alle ore 18 nella chiesa di Giglio Porto. Prateciperanno anche i familiari, una trentina di loro ha chiesto di poter deporre una corona di fiorni in mare, davanti alla Concordia. Alla stessa chiesa, inoltre, è stata donata la statuta della Madonna che era a bordo della nave, recuperata dai vigili del fuoco.

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IL CARBURANTE. Finalmente il mare si è calmato all’Isola del Giglio, permettendo alla Smit e Neri Livorno di iniziare il pompaggio del carburante dalla ‘pancia’ della Concordia. Questo lancia un segnale concreto e positivo. Le operazioni di defueling verranno portate avanti dalle due società operanti, con il massimo impegno per scongiurare il rischio ambientale. I lavori procederanno no stop, finchè le condizioni del mare non peggioreranno nuovamente. L’estrazione del liquido dai serbatoi viene fatta ad una velocità di 5/10 metri cubi all’ora. Entro martedì sarà svuotato il primo deposito, con 400 metri cubi dei primi 1.518 resi ‘aggredibili’, pari al 67% di tutto il carburante presente nella nave. La ricerca dei dispersi potrebbe ricominciare grazie alle condizioni marine favorevoli. Ci sono ancori delle parti sommerse da ispezionare.

VIDEO CHOC. Nei giorni scorsi è stato reso pubblico dalla prefettura di Grosseto, un video girato dopo l’impatto all’interno della plancia di comando. Le immagini riportano uno Schettino insieme ad altri ufficiali, che sembrano temporeggiare nei minuti successivi all’urto. L’allarme viene dato in ritardo come la decisione di abbandonare la nave. Ma ciò che ha sconvolto l’Italia ed il mondo intero, è la risposta che il comandante Schettino da in dialetto napoletano al telefono ”Vabbuò”. Questa risposta arriverebbe dopo che gli è stato comunicato che i passeggeri avevano iniziato, da soli, ad abbandonare la nave. Su questo video la moglie di Schettino, Fabiola Russo, difende il marito: “Il filmato dimostra che mio marito salvò migliaia di vite. Ha pianto di gioia. Mi ha detto: ‘Il video mostra esattamente quello che ho detto ai magistrati, non ho mentito’. Nel filmato si vede che mio marito stava cercando una soluzione”. Il video verrà analizzato dai pm in modo da definire, confrontantolo con frasi e dichiarazioni dei testimoni, cosa avveniva esattamente in plancia e con chi parlava prima di dare l’abbandono della nave, avvenuto troppo tempo dopo l’urto con gli scogli.

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LE INDAGINI. Ed il video verrà confermato anche con il contenuto della scatola nera, collocata proprio in plancia di comando. Martedì prossimo i magistrati di Grosseto sentiranno l’ad di Costa, Pierluigi Foschi, che ha dichiarato “Su Schettino pesano indizi che farebbero tremare i polsi a chiunque” addebitandogli “un comportamento umano che ha causato quello che ha causato” ma soprattutto rivelando che Schettino non avvisò la sala operativa della Costa che stava virando su una rotta turistica. “Fatte salve le prerogative del comandante – ha spiegato Foschi – quando si va fuori rotta, lo si dice”. Foschi invece ‘salva’ i membri dell’equipaggio. “Fecero il loro dovere, vanno riabilitati”. Anche altri funzionari ‘di terra’ della Costa verranno sentiti dai pm in settimana. Mentre altre responsabilità sembrano rimanere sotto traccia. Almeno per ora. “Siamo solo all’inizio di questa inchiesta”, ripetono gli inquirenti.

NAPOLITANO E BAGNASCO. Bisogna “fare verità e giustizia”, ha esortato il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, durante la messa di suffragio celebrata ieri mattina nella Basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma. Bisogna “continuare a indagare”, ha sottolineato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. A Roma, sono arrivati i familiari di chi quella notte non è riuscito ad abbandonare la nave. Stretti nel loro dolore hanno partecipato alla cerimonia officiata da monsignore Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza dei vescovi (a causa del maltempo Bagnasco è arrivato a liturgia già iniziata). Presente alla commemorazione anche Giorgio Napolitano: “E’ stata una tragedia – ha commentato uscendo dalla chiesa – ed esprimo rammarico per quello che c’è stato di responsabilità italiana e di italiani”. Si deve fare luce sulla “tragedia” e “i magistrati meritano rispetto per l’impegno che stanno svolgendo”. Napolitano ha “rinnovato solidarietà affettuosa” ai parenti e ai familiari delle vittime e ha espresso “senso di ammirazione” per “gli abitanti del Giglio, le autorità locali, i cittadini e la straordinaria rappresentanza delle forze dell’ordine per quello che hanno fatto e per quello che continueranno a fare per evitare il peggio”. Anche la Cei, attraverso le parole di Bagnasco, ha manifestato “gratitudine” verso “chi ha fatto il proprio dovere”, tra cui “in prima fila gli abitanti del Giglio”.

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