martedì, 23 Aprile 2024
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Il postino? Un mestiere ”pericoloso”

Sono i risultati di uno studio presentati ieri all’Auditorium del Cto nel corso di un convegno dal titolo ''Il piano mirato salute e sicurezza addetti ai recapiti postali: il motomezzo come luogo di lavoro''.

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Incidenti, vibrazioni, inquinamento atmosferico. Sotto la lente dei ricercatori del Sistema Sanitario Regionale finisce un mestiere “pericoloso”: quello del postino.

IL POSTINO. Quelli che viaggiano in motorino sono spesso vittime di incidenti stradali, più o meno gravi. E devono fare i conti anche con continue vibrazioni e rischi da sovraccarico biomeccanico legati alla movimentazione manuale dei carichi e ai movimenti ripetitivi, micidiali per la salute della colonna vertebrale. Quello di postino si rivela un mestiere decisamente “pericoloso”. Sono i risultati di uno studio presentati ieri all’Auditorium del Cto nel corso di un convegno dal titolo: “Il piano mirato salute e sicurezza addetti ai recapiti postali: il motomezzo come luogo di lavoro”.

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I DATI. I primi a segnalare le difficoltà della categoria sono stati i sindacati. La Regione Toscana ha raccolto l’appello istituendo un gruppo di lavoro che ha coinvolto, oltre agli epidemiologi di Ispo, anche il Dipartimento di prevenzione della Usl di Livorno, di Prato, di Arezzo, di Siena e personale dell’Inail. Lo scopo era quello di monitorare la situazione per attivare procedure idonee alla tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. Il dato più allarmante è quello che riguarda gli infortuni, la cui frequenza è doppia rispetto a quella a cui sono soggette altre categorie del settore terziario. Dal 2007 al 2009, in Toscana, sono accaduti 1.342 infortuni a postini in servizio con il motomezzo con un’assenza da lavoro fino a 3 giorni. L’incidenza è più significativa – circa il doppio – tra i postini più giovani, con meno di 35 anni. E per quanto riguarda la distinzione tra i sessi, sono le femmine ad avere un tasso di infortunio più elevato.

A RISCHIO. I mesi più a rischio? Sono marzo e ottobre, mentre la fascia oraria più critica è quella della seconda metà della mattinata (dalle 10 alle 13) quando è presumibile che i portalettere siano impegnati nell’attività di consegna. Non tutte le città sono uguali: il tasso d’infortunio più basso lo registra la provincia di Siena (13.3); il tasso più alto è quello della provincia di Lucca (26.7), a cui seguono in ordine Pistoia e Massa. Le parti del corpo più colpite sono, nella maggior parte dei casi, gli arti inferiori. Vi è comunque una quota non piccola (23%) di infortuni che sarebbero stati prevenuti o mitigati  se fossero stati utilizzati i “giubbotti di protezione, che sono già stati introdotti nell’operatività giornaliera di lavoratori con motomezzo in altri Paesi europei. Essi potrebbero rappresentare un valido strumento di prevenzione”, suggeriscono i ricercatori.

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PROBLEMATICHE. Anche sul fronte delle malattie professionali – soprattutto patologie a carico del rachide lombare – la situazione non è rosea.  A livello regionale le denunce sono più che triplicate negli anni dal 2004 al 2011. Mentre nel 2004 le denunce a livello regionale costituivano l’8% delle denunce nazionali, nel 2011 si è arrivati alla percentuale del 18%. In Toscana i riconoscimenti vanno dal 29% al 47% delle malattie denunciate. Se il momento della consegna è quello più a rischio, non mancano le criticità anche durante le ripetitive e pesanti manovre per lo smistamento dei plichi e durante le procedure per l’incassettamento. L’utilizzo di carrelli e una formazione più adeguata del personale, raccomandano i ricercatori, potrebbero ridurre queste problematiche. “Non dimentichiamo inoltre che questi lavoratori si muovono nel traffico delle nostre città e quindi sono anche esposti professionalmente agli inquinanti emessi dai veicoli circolanti, di cui è nota la tossicità e cancerogenicità”, riferisce Elisabetta Chellini di Ispo. “La ricerca presentata oggi – commenta Gianni Amunni, direttore generale di Ispo – testimonia del lavoro in rete necessario per affrontare tematiche come questa legata al mondo del lavoro e delle loro evidenti implicazioni in altri settori della società civile”.

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