Il testo integrale della lettera aperta del sindaco Matteo Renzi sulla questione Ataf (leggi l’articolo).
Care lavoratrici e cari lavoratori di Ataf,
mi rivolgo direttamente a Voi per fare chiarezza sulla situazione che la nostra azienda Ataf sta vivendo in un momento così particolare della vita del nostro Paese.
Il punto di partenza lo conosciamo tutti: non si può più fare come gli struzzi che mettono la testa sotto la sabbia e fanno finta che i problemi non esistano. Noi, gli attuali proprietari e gestori di Ataf, abbiamo deciso di parlare il linguaggio della verità: i problemi ci sono, eccome, e vanno affrontati e risolti. O si fa adesso o tra qualche mese resteranno solo i cocci.
Il Governo taglia sul trasporto pubblico locale e la Regione Toscana va a ruota. Come Comune di Firenze abbiamo aumentato quest’anno gli stanziamenti per i servizi garantendo linee essenziali che minacciavano di sparire dalla rete, ma quello che manca oggi è un quadro di stabilità strutturale tra costi e ricavi.
Dopo due anni di cura dimagrante, sono stati eliminati tutti gli sprechi e ridotti all’osso i costi: consulenze, assistenze esterne e spese per marketing tagliate di oltre il 50%, le spese per il CdA ed il Direttore Generale oggi sono un terzo di tre anni fa, i costi di rappresentanza portati a zero, solo per fare qualche esempio. Spero non sfugga a nessuno che ciò è stato realizzato qui, mentre altrove altre aziende di trasporto assumevano cubiste e nipoti di sindacalisti. E nello stesso periodo 47 autobus nuovi, 143 pensiline inaugurate, 65 punti di informazione tra paline e pensiline, nuove corsie preferenziali. Ma non basta, non può bastare.
Abbiamo posto il problema della privatizzazione della gestione, mantenendo pubblico il servizio e la proprietà dei beni. Questa per noi è la via maestra e siamo pronti a percorrerla in un quadro di riorganizzazione globale del settore, offrendo una prospettiva solida per il futuro. Dai vostri rappresentanti sindacali è venuta però la richiesta di uno stop, almeno temporaneo, per confrontarsi seriamente su tutto: anche sull’ipotesi di mantenere pubblica la proprietà. Noi siamo pronti a fare un passo indietro solo se questo può servire per prendere la rincorsa. Possiamo cambiare idea, ma abbiamo bisogno del vostro aiuto.
Negli ultimi 40 anni, i sacrifici per tenere in piedi Ataf li hanno fatti i cittadini che hanno pagato il conto due volte: comprando il biglietto (com’è giusto che faccia chi vuole salire sull’autobus) e con i soldi delle tasse che sono state usate per ripianare i buchi fatti nei bilanci dell’azienda dalle precedenti gestioni. Oggi questo non è più possibile, dobbiamo cambiare strada. Voglio sottolineare che nessuno sta mettendo in pericolo un solo posto di lavoro o un centesimo dei vostri stipendi: non è poco, in un momento di crisi come questo, quando 50 vostri colleghi di aziende di Tpl pubbliche e private sono in cassa integrazione, solo guardando alla Toscana. Dobbiamo fare i conti, come fanno le aziende serie, e questo significa che con lo sforzo di tutti dobbiamo recuperare 6-7 milioni di euro: questi soldi sono necessari per far stare Ataf sul mercato con le proprie gambe. E’ finita l’era in cui si possono devastare i bilanci delle aziende pubbliche perché tanto poi Pantalone paga. Quindi o l’azienda sta in piedi da sola oppure salta tutto.
Ataf ha un grande passato, ma noi vogliamo che abbia anche un grande futuro. A voi la scelta se questo futuro debba passare da una gestione pubblica con le caratteristiche di risparmio che abbiamo illustrato ai sindacati e su cui siamo pronti a discutere oppure se preferite affidarvi alla gestione privata.
Abbiamo la responsabilità di salvare il trasporto pubblico a Firenze e non ci tireremo indietro. Perché una città che scommette sul piano strutturale a volumi zero, sulle pedonalizzazioni, sul recupero del verde a partire dalle Cascine, sul risparmio energetico dalle case alle briglie sull’Arno, è una città che ha bisogno di un trasporto pubblico locale degno di questo nome. E noi glielo daremo, spero anche grazie al vostro aiuto.
Un saluto
Matteo Renzi