mercoledì, 24 Aprile 2024
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L’integrazione? Si impara a scuola

La giunta regionale, in una seduta speciale che si è tenuta a San Rossore, ha approvato una delibera che prevede che prevede 5 milioni di euro per le scuole che, dal prossimo anno, adotteranno programmi formativi dedicati a integrazione, antirazzismo e inclusione sociale.

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Dunque, sui banchi delle scuole toscane arriveranno, dal prossimo anno, materie “speciali” come tolleranza, pluralismo, e intercultura. Questo è quanto prevede la delibera, approvata dalla giunta regionale durante la giornata conclusiva del meeting di San Rossore.

La regione metterà a disposizione 5 milioni di euro per realizzare una serie di interventi concreti: all’inizio di ogni quadrimestre, le scuole approveranno un particolare “Piano di gestione della diversità” per stabilire gli obiettivi formativi. Particolare attenzione verrà posta alle differenze linguistiche e agli interventi per rimuovere questo ostacolo all’integrazione: quello che arriva è stato infatti dichiarato dalla regione “l’anno scolastico del dialogo interculturale e dell’inclusione” contro razzismo, intolleranza e antisemitismo. Sui banchi troverà dunque spazio l’educazione a principi quali la non violenza, la comprensione, l’accoglienza e l’amicizia.

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“La riunione della giunta ha valore simbolico, siamo qui per bonificare i luoghi che 70 anni fa ospitarono la firma delle leggi razziali – ha spiegato il governatore della Toscana Claudio Martini a margine dell’annuncio della delibera – Oggi adottiamo un nuovo atto che cancella e sostituisce quello del 1938. La delibera che assumiamo ha un valore simbolico ma anche concreto, è un indirizzo al sistema scolastico, nell’ambito dell’autonomia scolastica, che fino ad oggi non avevamo mai utilizzato”. Premessa di questo atto della giunta, ha spiegato Martini, è l’aver assunto idealmente il manifesto degli scienziati antirazzisti presentato ieri: “Siamo venuti qui spinti da un anniversario infausto, abbiamo sviluppato dibattito forte, con momenti emotivamente alti- ha concluso Martini- e chiudiamo con un atto deliberativo assumendo culturalmente il manifesto”.

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