Negozi, vendite in caduta libera: le famiglie spendono sempre meno.
VENDITE IN CALO. Nel quarto trimestre 2011, infatti, le vendite al dettaglio in Toscana perdono oltre quattro punti percentuali (-4,2%) rispetto allo stesso periodo del 2010. Rischio disoccupazione e inflazione determinano comportamenti di spesa sempre più prudenziali nelle famiglie toscane. La conseguenza è una fine d’anno – generalmente periodo positivamente influenzato dall’andamento delle vendite natalizie – peggiore degli ultimi anni, anche del biennio di recessione 2008-2009. Determinante in questo difficile panorama l’aumento dei prezzi al consumo dei beni del commercio al dettaglio, stimato per la Toscana al + 2,2%. A dirlo sono i dati di Unioncamere Toscana.
IL QUADRO. Il quadro più nero – viene spiegato – è quello per le imprese commerciali con meno di 6 dipendenti, che in Toscana registrano un calo del 6,4%. La situazione si fa un po’ meno pesante con il crescere delle dimensioni della struttura commerciale: nelle imprese con 6-19 dipendenti la flessione si attesta al 5,3%, nella grande distribuzione (20 dipendenti e oltre) le vendite calano dell’1,5%, il peggior risultato dal 2005 a oggi. Il settore commerciale perde soprattutto per quanto riguarda i fatturati di vendita dei prodotti non alimentari (-5,9%), che vanno peggio della media nazionale (-5,6%), ma la crisi si fa sentire anche nell’alimentare (-3,5%). Anche in questo caso si tocca il dato più negativo dal 2005 ad oggi, ed è preoccupante la vistosa frenata del food nel periodo natalizio, dettata sia dall’aumento dei prezzi – che in Toscana sono passati dal +0,7% di fine 2010 al +3,0% – sia dalla minore disponibilità delle famiglie, che sono obbligate a ridurre qualità, ed anche quantità, degli acquisti alimentari. Anche in questo caso si salva la grande distribuzione (-0,2%), mentre le flessioni più pesanti riguardano piccoli negozi (-5,2%) e medie strutture (-2,8%).
NO FOOD. La situazione estremamente difficile del comparto no food toscano coinvolge tutte le dimensioni di vendita: piccole e medie strutture perdono rispettivamente il 6,9% ed il 6,5% di fatturato e non si salvano neanche le strutture più grandi (-3,8%). La performance peggiore riguarda le vendite di abbigliamento e accessori (-7,9%), che si attestano sul dato più negativo dal 2005. Segue il comparto dei prodotti per la casa ed elettrodomestici (-5,6%). In decisa flessione anche le vendite di altri prodotti non alimentari (-5,0%), fra cui rientrano i prodotti farmaceutici, di profumeria, libri, giornali, cartoleria e articoli di seconda mano.
IL DATO POSITIVO. Unico dato positivo per ipermercati, supermercati e grandi magazzini toscani, che chiudono il 2011 con un leggero incremento di fatturato (+0,3%) rispetto a dodici mesi prima.
ASPETTATIVE. E questa situazione si ripercuote sulle aspettative a breve termine, con il risultato che gli indicatori di fiducia degli operatori della piccola e media distribuzione sono in caduta libera, mentre quelli delle grandi strutture decrescono, ma si mantengono su buoni livelli.