Piccoli pezzetti di plastica, inferiori al mezzo centimetro. Sono loro i killer di balene, delfini e tartarughe nel Mediterraneo. Adesso le ricerche in questo campo, portate avanti da un’università toscana, arrivano sui grandi schermi di tutto il mondo.
DA SIENA AL GLOBO. Sono iniziate in questi giorni le riprese del film prodotto dalla fondazione “Plastic Oceans”, diretto dal regista di National Geographic Craig Leeson e che vede la collaborazione di alcuni giornalisti della Bbc. Il documentario si basa sullo studio dei ricercatori dell’Università di Siena che riguarda l’effetto delle microplastiche sul placton e sui cetacei. Le sostanze rilasciate dalla plastica sono infatti dannose per la salute degli animali marini e possono interferire sulla loro la capacità riproduttiva.
IN MARE E SULLA TERRA FERMA. La troupe della “Plastic Oceans”, insieme alla pluri-campionessa mondiale di apnea Tanya Streeter ha girato alcune riprese nei mari della Sardegna, e anche nei laboratori del dipartimento di Scienze ambientali dell’ateneo senese. L’Università di Siena è tra i pionieri al mondo nella sperimentazione della biopsia cutanea su animali marini vivi, una tecnica che permette di prelevare i campioni che servono per le indagini senza danneggiare gli animali. Nel caso delle balene viene scagliata una freccia in grado di prelevare un piccolo campione di pelle e grasso sottocutaneo senza provocare effetti negativi.
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PRESTO I PRIMI RISULTATI. “Il nostro studio, basato sull’utilizzazione di tecniche diagnostiche dal punto di vista tossicologico – spiega la professoressa Maria Cristina Fossi, a capo del progetto – saprà dare la misura di quanti e quali sostanze inquinanti vengono ingerite dai cetacei e in particolare dalle balene, che filtrano migliaia di litri d’acqua al giorno, e quali conseguenze si possono prevedere sulla salute di questi mammiferi”. A breve sono attesi i risultati preliminari del progetto.
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