I risultati dello studio – coordinato da Maria Pia Amato, docente al Dipartimento di Scienze neurologiche e psichiatriche dell’ateneo fiorentino, e, per gli aspetti di risonanza magnetica, da Nicola De Stefano, docente al Dipartimento di Scienze neurologiche e del comportamento dell’Università di Siena – sono stati pubblicati su Neurology, rivista dell’American Academy of Neurology, una delle pubblicazioni più importanti in ambito neurologico a livello internazionale.
Nello studio 63 pazienti con sclerosi multipla benigna (con durata di malattia di 15 o più anni e disabilità minima) sono stati indagati con l’esecuzione di una batteria di test cognitivi, una risonanza magnetica e sono stati seguiti per un follow-up medio di 5 anni.
La valutazione cognitiva comprendeva un totale di 10 test su memoria verbale e spaziale, attenzione, concentrazione e velocità di elaborazione delle informazioni. La risonanza magnetica indagava il volume lesionale associato alla malattia a livello encefalico e i volumi cerebrali dei pazienti.
Dallo studio è emerso che circa il 30% delle persone con sclerosi multipla benigna è peggiorato significativamente nel corso dei cinque anni. I soggetti che avevano sbagliato più di due test cognitivi avevano un rischio di progressione della malattia significativamente più alto rispetto a chi sbagliava uno o nessun test. Tale rischio era, inoltre, più elevato nei pazienti di sesso maschile, e nei soggetti con un carico lesionale maggiore alla risonanza magnetica.
“I nostri risultati dimostrano che il sesso, lo stato cognitivo e il volume lesionale encefalico sono fattori importanti per predire il rischio di progressione della sclerosi multipla benigna” afferma Maria Pia Amato, docente associato di Neurologia all’Università di Firenze “Il nostro studio evidenzia l’importanza della valutazione delle funzioni cognitive anche in pazienti in fase inattiva: tali informazioni possono essere di grande importanza per guidare la scelta terapeutica”.
L’American Academy of Neurology, un’associazione composta da più di 21.000 neurologi e scienziati nel settore nelle neuroscienze, ha lo scopo di promuovere il miglioramento dell’assistenza e della cura ai pazienti, attraverso l’educazione e la ricerca.