martedì, 14 Gennaio 2025
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Storia alla fermata del bus, la seconda puntata

"La prima storia d’amore è stata a diciassette anni quando conobbi Laura. Prima di lei avevo avuto altre piccole storie. Storie estive vissute intensamente, ma con molta incoscienza. Laura mi fece aprire gli occhi": questo l'inizio della seconda puntata della storia affissa alla fermata degli autobus di piazza Dalmazia.

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Il testo della seconda puntata della storia affissa alla fermata del bus di piazza Dalmazia:

La prima storia d’amore è stata a diciassette anni quando conobbi Laura. Prima di lei avevo avuto altre piccole storie. Storie estive vissute intensamente, ma con molta incoscienza. Laura mi fece aprire gli occhi. Ricordo il suo primo bacio. “Non c’è nulla di male, non credi?”. Forse la passione ci travolse, lasciando così in un angolo la paura di amare. La paura di dover affrontare circa tre anni di sotterfugi per poter passare del tempo assieme. Non sapevamo che prima o dopo sarebbe finito. Non sapevamo quanto la morale della società può schiacciare due anime libere come le nostre.

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Gli occhi sono lo specchio dell’anima. E gli occhi scuri di Laura lo erano veramente. Lasciò Michele per me. Io, invece, non dovevo rendere conto a nessuno. O peggio, a me stessa. Un turbine di pensieri mi travolse. I sensi di colpa facevano da padrone. Avevo rivoluzionato la sua vita, la sua sessualità, la sua voglia di amare. Quando me ne andai a Vienna, sentii il peso del distacco. Mi mancava ed io a lei. Spesi più di 300.000 lire per poter sentire la sua voce. Ma cosa erano in fondo? Di nuovo, camminando per il Ringstrasse, la mia coscienza prendeva campo. Sarà la cosa giusta? Quanto sarà difficile portare avanti questo tipo di rapporto… Improvvisamente mi trovai davanti l’ingresso di un piccolo palazzo. Era la casa di Freud. Come se una forza misteriosa mi conducesse, lessi tra le righe: “Tanta sostanza come la nostra finirà per toccare perfino i cuori di marmo. E vedrai finiremo per sposarci tra gli auguri di tutta la famiglia e saremo presentati alle generazioni future come innamorati esemplari e questo solo perché abbiamo avuto il coraggio di amarci senza chiedere il permesso a nessuno”. Rimuginai a lungo su quella frase, volevo solo essere felice. Niente succede per caso. Anno dopo anno ne sono ancora più convinta. Volevo comunicarle quel pensiero scritto dal padre della psicanalisi, così vicino a noi. A quello che provavamo. Era la nostra battaglia. Mi disse però che partiva per la Spagna e che non vedeva l’ora di tornare per potermi abbracciare. Non sapeva, ignara, cosa stavano architettando alle sue spalle.

Infatti, tornata a casa, i genitori di Laura vollero incontrarmi. Ancora, se penso a quei momenti, l’ansia prende corpo. Mi dissero di starle a distanza perché si era innamorata di me. Grazie alla mia lontananza, aveva smesso di mangiare e spesso era come dire, assente. Allora, legittimati a proteggerla, avevano letto il suo diario segreto. Credo che siano stati vicini ad un infarto, e questa era la mia vendetta. Dovevo sparire velocemente. Non mi sentivo pronta a parlarne con qualcuno, nemmeno con mia sorella maggiore che col senno del poi avrebbe capito. Dovevo parlare a Laura. L’attesa del suo ritorno dalla Spagna era interminabile. L’ingenuità ci aveva fregato. Era impossibile cambiare il corso degli eventi. Soltanto se tutte e due avessimo avuto la forza di farlo. Ma non fu così. Laura fu chiusa in casa, controllata e seguita. Riuscii a vederla per un’ ultima volta. E fu dilaniante.

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Nasce il pensiero
Veloce
E inutile fa la parola lenta
Come passando
Il tempo, lento,
cancella ogni ricordo,
io vivo senza memoria
dei giorni trascorsi
e in un mare di vuoto
annega la mia vita.

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