mercoledì, 22 Gennaio 2025
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Storia alla fermata del bus, la terza puntata

"Quando sei giovane, credi di poter fare qualsiasi cosa, sembra che niente e nessuno ti possa fermare. Laura, deluse le mie speranze. Ma non mise a tacere la mia voglia di vivere e tanto meno la mia voglia di amare": ecco la terza puntata della storia lasciata alle fermate dei bus.

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Storia alla fermata degli autobus, la terza puntata:

Quando sei giovane, credi di poter fare qualsiasi cosa, sembra che niente e nessuno ti possa fermare. Laura, deluse le mie speranze. Ma non mise a tacere la mia voglia di vivere e tanto meno la mia voglia di amare. Il mondo mi era crollato addosso. Il primo amore era finito. Ed era subentrata la rabbia.

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Ero sempre stata la pecora nera della famiglia. Ribelle, non avevo voglia di studiare. Mia madre, stanca di vedermi lavorare, m’iscrisse ad una scuola privata. Durante quell’ anno, la voglia mi tornò tutta insieme. Volevo accedere all’ Università. Se non fossi stata così incostante nello studio, non avrei mai conosciuto Maria Teresa. No, non fu la mia nuova ragazza, ma un’amica sincera e disponibile. La adoravo. La sua simpatia, questo suo modo diretto di prendermi in giro, mi coinvolgeva. I miei giorni più bui si coloravano. Frequentammo due università diverse, raccolte però nello stesso stabile. Eravamo sempre insieme. La sua risata squillante rimbombava nell’atrio dell’Università o in biblioteca. Faceva parte della mia famiglia. “Pappa e ciccia”, io chiaramente ero ciccia. Credo che se leggesse questa riga, mi scaraventerebbe dietro la sua fedele borsetta. Così era Maria Teresa.

In quel periodo, Francesca era stata mia. Capitò nel momento sbagliato. Mi conobbe una sera al Piazzale Michelangelo, avvicinandosi, mi disse: “mi piacciono i tuoi occhi, ti va di stare con me stasera?”. Gli occhi verdi e i capelli corti neri coronavano il suo volto. Sembrava sempre dire: “Ho voglia di darti noia”. Grazie a Francesca, dimenticai Laura. Ma la rabbia era viva ancora dentro di me e lei ne pagò le conseguenze. Non so come facesse a sopportami. Ero instabile. A Francesca rimasero le briciole del mio tempo. Il mio fulcro vitale erano gli amici e in particolare  Maria Teresa. Sufficiente era la mia amica del cuore. O almeno, fu così finché non conoscemmo Giulia. Quella ragazza carina, ma che ai miei occhi appariva fredda e antipatica, m’intrappolò. Al cuore non comandi. Per ben 9 mesi ho cercato di farlo. Inutilmente. Giulia, dal canto suo, passava da un ragazzo all’altro, negando questo desiderio, terrore che sia, di amarmi.

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Ricordo ancora, quei momenti, dove le nostre anime si scrutavano, iniziavano a conoscersi. Quelle carezze, quei baci innocenti, gli sguardi. Sono ancora impressi. Lasciai Francesca. Giulia, invece, si mise con Vittorio. Un suo vecchio amico siciliano che le offriva sicurezza e una via di fuga da ciò che iniziava a provare. Capivo perfettamente cosa stava succedendo e cercai di staccarmi. Giulia veniva spesso a trovarmi, raccontava dei suoi amori passati e della tranquillità che Vittorio riusciva a darle. Buffo, no? Per me non lo era. Percepivo che non ero solo una sua amica e che cercava di scatenare delle reazioni in me. Maria Teresa era comunque presente. Le volevo veramente bene. E la cosa importante è che era un amore disinteressato. Disinteressata era la mia voglia di stare con lei. Con Giulia era diverso.

Chiudere gli occhi
Cercar di non pensarti,
ma subito,
calato il sipario
delle mie palpebre,
ti cerco
con la fantasia
di un attimo fuggente,
di un fiore mai colto,
nel sussulto del mio animo.

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