venerdì, 29 Marzo 2024
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Troppi cinghiali in Toscana, la Regione studia una legge per limitarli

Sono 200mila e insieme a caprioli, daini e cervi fanno della Toscana la regione europea con la maggior presenza di ungulati, più di 400mila in totale. Provocano gravi danni all'agricoltura e incidenti gravi. Annunciate nuove regole per contenerli

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Sono più di 400mila gli ungulati presenti in Toscana, abbastanza da farne la regione europea con la maggior presenza di questa famiglia di mammiferi. Circa la metà, 200mila, sono cinghiali, la specie che causa i maggiori danni all'agricoltura oltre a provocare incidenti gravi – e talvolta mortali – sulle strade. Almeno 200 lo scorso anno. Per questo la Regione vuole correre ai ripari con una legge obiettivo per porre rimedio al sovrappopolamento di cinghiali e caprioli.

“Un serio rischio per l'equilibrio naturale”

Secondo le stime, sul territorio regionale sarebbero presenti circa 200mila caprioli, 200mila cinghiali, 8mila daini e 4mila cervi. “Numeri così elevati costituiscono un serio rischio per il mantenimento dell’equilibrio naturale”, ha detto l’assessore regionale all'agricoltura Marco Remaschi nella sua comunicazione in Consiglio regionale. “I danni da ungulati rappresentano ben l’88% di quelli liquidati”, ha continuato l'assessore. “In molti casi la perdita di prodotto causa anche una perdita di mercato, data la minore produzione ottenuta, non solo in quell’annata ma anche nelle successive”. In aumento anche gli incidenti sulle strade provocati dall’attraversamento di ungulati.

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Una legge contro il sovraffollamento

Succede, in una regione coperta al 60% da boschi e foreste. Ma servono regole specifiche per gestire il sovraffollamento. La Regione è quindi al lavoro su una legge obiettivo, della durata di tre anni, che dovrà prevedere parametri misurabili, effettuare monitoraggi, predisporre un piano di interventi. Una legge che, ha spiegato l’assessore, “stabilirà dove concentrare gli interventi di riduzione delle presenze, comprendendo quanto meno i vigneti, gli oliveti e i seminativi dove si registrano i danni”.

Gli obiettivi sono attuare una riforma urgente della normativa regionale e la gestione diretta da parte della Regione, con la revisione delle aree vocate e non vocate alla presenza del cinghiale, la previsione di ulteriori modalità di prelievo per le zone problematiche, il controllo della fauna anche in assenza di danno conclamato, quando ci sia rischio per le coltivazioni. Per mitigare il problema del sovraffollamento anche in zone di divieto di caccia ”sarà prevista una metodologia di contenimento che dovrà essere gestita in maniera complessiva, senza lasciare zone dove le specie possano proliferare indisturbate”. Ultima questione, la gestione delle carni degli ungulati abbattuti. Remaschi propone la creazione di una filiera per la commercializzazione delle carni, molto richieste dal mercato.

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