venerdì, 29 Marzo 2024
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Uno ”sconosciuto” per coinquilino

Si chiama ''Abitare Solidale'' ed è promosso da Auser e Comune di Firenze: il progetto incrocia le esigenze di chi si trova in difficoltà e non ha una casa con quelle degli anziani in cerca di un po’ di compagnia. La storia di Riccardo.

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Riccardo è fiorentino, ha 63 anni e ha perso il lavoro tre anni fa. Era un libero professionista. Poi, complice la crisi, si è trovato a dormire alla stazione di Santa Maria Novella. La Caritas lo ha indirizzato verso il progetto “Abitare Solidale”, promosso dall’ Auser e dal Comune di Firenze.

IL PROGETTO. Oggi Riccardo è ospite di un anziano che aveva bisogno di assistenza e una casa troppo grande per starci da solo. “Abitare solidale” incrocia le esigenze di chi si trova in difficoltà o in emergenza abitativa con quelle degli anziani che, anche se autosufficienti, cercano un po’ di compagnia. A Firenze, secondo l’ Auser, sono oltre 32mila gli ultrasessantacinquenni che vivono in abitazioni troppo grandi rispetto alle loro necessità. Il meccanismo è semplice: le due persone si conoscono attraverso i volontari che seguono il progetto e, dopo una prova, stipulano una specie di contratto che li esonera da qualsiasi pagamento e sancisce la coabitazione. Oltre ai casi come quello di Riccardo, sono tante anche le situazioni che coinvolgono donne, bambini e ragazze madri. “Non è facile far vivere insieme due adulti che non si conoscono”, racconta Riccardo. Quando parla la sua voce è sempre pacata. “Io abito con un signore di oltre novant’anni, che ha chiesto una mano per trovare qualcuno che si prendesse cura di lui”.

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LA CONVIVENZA. In realtà, Riccardo ha l’obbligo di dormire a casa, ma non quello di prestare una vera e propria assistenza all’uomo che lo ospita. “Entrambi, in passato, abbiamo vissuto molto da soli, quindi non ci sentiamo obbligati a mangiare insieme o a farci per forza compagnia”. Ma dopo quattro mesi di convivenza si diventa più che conoscenti: “È difficile, ma alla fine si crea un rapporto stretto. Qualche tempo fa il mio ospite si è rotto il femore e da allora cerco di essere ancora più presente. Mi viene naturale”. Riccardo, in età da pensione, dopo aver perso il lavoro è rientrato nella categoria degli “esodati”. La sua situazione è ancora critica da un punto di vista economico, ma con un tetto sopra la testa, almeno, è al sicuro.

I NUMERI. Lui stesso, per certi versi, si definisce fortunato: “Quando alla Caritas mi hanno parlato del progetto, ho pensato che fosse una delle solite false speranze”. Invece, in poche settimane ha trovato un alloggio: “Non ci credevo – continua – anche perché sono poche le persone disposte a prendersi in casa uno sconosciuto, uomo e adulto. Molto meno rischioso convivere con una donna o una ragazza”. Dopo qualche anno di attività, “Abitare solidale” ha registrato 420 segnalazioni e 68 coabitazioni attivate, per un totale di 136 famiglie e 277 persone coinvolte. Il patto che viene siglato fra le parti coinvolte nel progetto ha una struttura leggera, che richiede un minimo di burocrazia e tanta solidarietà.

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