Riccardo è fiorentino, ha 63 anni e ha perso il lavoro tre anni fa. Era un libero professionista. Poi, complice la crisi, si è trovato a dormire alla stazione di Santa Maria Novella. La Caritas lo ha indirizzato verso il progetto “Abitare Solidale”, promosso dall’ Auser e dal Comune di Firenze.
IL PROGETTO. Oggi Riccardo è ospite di un anziano che aveva bisogno di assistenza e una casa troppo grande per starci da solo. “Abitare solidale” incrocia le esigenze di chi si trova in difficoltà o in emergenza abitativa con quelle degli anziani che, anche se autosufficienti, cercano un po’ di compagnia. A Firenze, secondo l’ Auser, sono oltre 32mila gli ultrasessantacinquenni che vivono in abitazioni troppo grandi rispetto alle loro necessità. Il meccanismo è semplice: le due persone si conoscono attraverso i volontari che seguono il progetto e, dopo una prova, stipulano una specie di contratto che li esonera da qualsiasi pagamento e sancisce la coabitazione. Oltre ai casi come quello di Riccardo, sono tante anche le situazioni che coinvolgono donne, bambini e ragazze madri. “Non è facile far vivere insieme due adulti che non si conoscono”, racconta Riccardo. Quando parla la sua voce è sempre pacata. “Io abito con un signore di oltre novant’anni, che ha chiesto una mano per trovare qualcuno che si prendesse cura di lui”.
LA CONVIVENZA. In realtà, Riccardo ha l’obbligo di dormire a casa, ma non quello di prestare una vera e propria assistenza all’uomo che lo ospita. “Entrambi, in passato, abbiamo vissuto molto da soli, quindi non ci sentiamo obbligati a mangiare insieme o a farci per forza compagnia”. Ma dopo quattro mesi di convivenza si diventa più che conoscenti: “È difficile, ma alla fine si crea un rapporto stretto. Qualche tempo fa il mio ospite si è rotto il femore e da allora cerco di essere ancora più presente. Mi viene naturale”. Riccardo, in età da pensione, dopo aver perso il lavoro è rientrato nella categoria degli “esodati”. La sua situazione è ancora critica da un punto di vista economico, ma con un tetto sopra la testa, almeno, è al sicuro.
I NUMERI. Lui stesso, per certi versi, si definisce fortunato: “Quando alla Caritas mi hanno parlato del progetto, ho pensato che fosse una delle solite false speranze”. Invece, in poche settimane ha trovato un alloggio: “Non ci credevo – continua – anche perché sono poche le persone disposte a prendersi in casa uno sconosciuto, uomo e adulto. Molto meno rischioso convivere con una donna o una ragazza”. Dopo qualche anno di attività, “Abitare solidale” ha registrato 420 segnalazioni e 68 coabitazioni attivate, per un totale di 136 famiglie e 277 persone coinvolte. Il patto che viene siglato fra le parti coinvolte nel progetto ha una struttura leggera, che richiede un minimo di burocrazia e tanta solidarietà.