Stout, dai malti tostati, dense e scure, originarie della tradizione irlandese. Ipa (indian pale ale), intense nell’amaro dei luppoli, strutturate, resinose, inglesi. Blanche, leggere, estive, acidule, fermentate nella grande tradizione del Belgio. Al Tuscany Hall di Firenze, tra il 13 e il 15 gennaio, il mondo della birra si è sbizzarrito. Moltissimi visitatori si sono avventurati tra gli stand dei migliori birrifici artigianali italiani, con il bicchiere in mano, per gustare le birre più diverse e farsele raccontare da chi le conosce bene, piacere della scoperta e ricerca di quella adatta a sé. Infine, l’ultimo giorno, il vincitore del premio è stato proclamato birraio dell’anno.
Domenica 15 gennaio ci siamo goduti l’evento, nella sala enorme del Tuscany Hall. E tra gli stand dei primi 50 birrifici, inclusi i venti finalisti, abbiamo deciso di scegliere un filo da seguire. Avremmo potuto cercare le dolci birre al miele. O magari le Ipa, il cui successo di pubblico si confonde con quello della birra artigianale stessa. Sarebbe stato troppo semplice. Abbiamo scelto di cercare le birre più strane del Birraio dell’Anno, da quella per cui sono impiegate albicocche fino all‘italian grape ale, nella cui lista degli ingredienti figura l’uva.
I migliori birrai italiani del 2023
Iniziamo però dai premi. Alder è un birrificio giovanissimo del comune di Seregno (provincia di Monza e della Brianza), al terzo anno di produzione. Tuttavia Marco Valeriani è tra i maestri più bravi, già incoronato nel 2016 e nel 2018 con il birrificio Hammer di Villa d’Adda (Bergamo). Anche nel 2023, il birraio dell’anno è lui. Il Birraio Emergente invece è Mirko Giorgi del birrificio Shire, versato soprattutto nelle birre di tradizione inglese. La Contea del giovane mastro birraio evoca davvero la Terra di Mezzo ma si trova a Porciano, duecentocinquanta abitanti in provincia di Frosinone. I birrifici toscani erano soltanto due, come le categorie di concorso. Samuele Cesaroni di Brasseria della Fonte è riuscito a salire sul palco per il quinto posto. Francesca Pertici è la seconda emergente con Doctor B Brewpub (birrificio e pub) di Livorno.
Come sono stati assegnati i premi del Birraio dell’anno 2023
Per dodici mesi, oltre cento giudici del “Birraio dell’anno” hanno assaggiato le produzioni dei circa 1200 birrifici italiani, in modo da valutare ogni attività produttiva nel suo complesso, da una prospettiva simile a quella del cliente usuale. Il premio diverge nettamente dai concorsi tradizionali, concentrati sul singolo piatto o sulla singola birra, preparata a volte appositamente per l’evento o difficilmente reperibile al di fuori. Tra i requisiti necessari a concorrere ricordiamo quindi il controllo diretto di tutte le fasi produttive, l’aver prodotto birre commercializzate per tutto l’anno, almeno due anni di esperienza pregressa da mastro birraio, sebbene il riconoscimento del Birraio Emergente sia dedicato agli artigiani che abbiano cominciato a darsi da fare (coraggiosamente!) tra il 2020 e il 2021. Le fasi sono due, la prima seleziona i birrai che accedono alla fase finale, venti “senior” e cinque emergenti. L’ultima assegna il premio del Birraio dell’anno.
Mugnach, albicocca pastello
Passiamo adesso al nostro viaggio tra le birre più particolari dell’evento. La prima che abbiamo provato è la Mugnach del birrificio di Lariano (Lecco). Si tratta di una belga d’abazia triple. La Mugnach si è rivelata un’ottima interpretazione del suo stile familiare che concilia facile bevibilità e struttura complessa, nascondendo l’alta gradazione alcolica che non si sente ma c’è (8.5 gradi). Tuttavia, sulla base della tradizione trappista, il mastro birraio ha inserito le albicocche e dieci mesi di maturazione in botte di rovere. Ovvero un colore affascinante di arancione pastello, il sapore di frutta e un leggero elemento acidulo.
Madue, il frutto della passione al Birraio dell’anno
La Birra dell’Eremo nasce ad Assisi, caratterizzandosi per un grande interesse nello studio dei lieviti, così abbiamo deciso di assaggiare la Madue, passion fruit sour ale. Il lievito della Madue è il Kluyveromyces thermotolerans, frutto di cinque anni di studio in collaborazione con il Politecnico delle Marche. La particolarità del Kluyveromyces è quella di produrre acido lattico nel corso della lievitazione, in modo da valorizzare il carattere acidulo del frutto della passione. Ne è risultata una birra dissetante, di carattere tropicale.
Û baccabianca, italian grape ale
Le birre Ca’ del Brado fermentano a Rastignano, in provincia di Bologna. Tra di esse abbiamo scelto Û baccabianca, quale esempio riuscito dello stile italian grape ale. Con la diffusione del movimento birraio artigianale nella penisola, oltre le interpretazioni autoctone degli stili di birra già diffusi, i mastri birrai italiani hanno sviluppato anche alcune tipologie originali. L’italian grape ale è caratterizzata dall’uva. Û baccabianca ha scelto il vitigno autoctono emiliano, Grechetto Gentile e non impiega lieviti. La lievitazione dipende direttamente dall’uva. Un bicchiere di Û baccabianca ricorda un po’ il vino, anche al Birraio dell’Anno.
Bombyx, more di gelso
Bombyx è fermentata nella collaborazione tra i birrifici lombardi Menaresta (Carate Brianza) e Stradaregina (Vigevano). Stradaregina ha lavorato secondo la filosofia lambic, ovvero fermentazione spontanea figlia della natura locale, senza che il mastro birraio scelga un lievito determinato. Manaresta ha partecipato con il proprio lievito madre. Nonostante l’usuale acidità delle lambic, il sapore fruttato della mora di gelso si è rivelato piacevolmente intenso. Riconosciamo a questa birra color mora una forte attitudine a portare lo stile lambic, oltre il pubblico esperto. Bombyx mori è anche il nome scientifico della famosa falena, solita trascorre la fase giovanile in forma di baco da seta. I bachi da seta sono ghiotti delle foglie del gelso, coltura tradizionale delle campagne lombarde.
Un’affumicata al Birraio dell’anno (da Pienza), Viel Rauchbier
La Brasseria della Fonte è birrificio e agriturismo di Pienza (Siena). Samuele Cesaroni è l’unico toscano tra i venti candidati al birraio dell’anno. La Viel Rauchbier è una birra ispirata allo stile lager della franconia, contraddistinta dai malti: tostati dai quali discende la colorazione ambrata ma anche affumicati. Così, il sentore di fumo, non troppo forte, è segno distintivo della schiumosa Viel Rauchbier.
Al Birraio dell’Anno, il clima è stato di festa per tutti i mastri birrai invitati come per il pubblico, più o meno esperto. Primo passo nella cultura della birra o esplorazione affascinata che a Firenze è sempre possibile continuare in eccellenti pub e birrerie artigianali:qui la nostra guida.