martedì, 16 Aprile 2024
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Recensione Film Cappuccetto Rosso Sangue

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Attenti al lupo! Attenti al lupo! Così cantava Lucio Dalla e se in questa frase fosse racchiuso tutto il film della Hardwicke, sarebbe un film riuscitissimo. E invece no.

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La storia di Cappuccetto Rosso la conosciamo tutti e le implicazioni sessuali che questa favola può avere sono state ampiamente studiate e utilizzate. Fra tutti Bruno Bettelheim ne diede un’interpretazione psicoanalitica(la mantella rossa che è metafora dell’ingresso nella pubertà per la ragazza e l’uomo – il lupo- da cui da quel momento in poi deve stare ancora più attenta) e fu resa in film nel bellissimo In compagnia dei lupi. La pellicola era suggestiva, onirica con l’unica pecca di essere forse troppo ambiziosa per essere pienamente riuscita.

Con queste premesse si è voluto tentare comunque l’impresa di fare un film sull’argomento puntando tutto sul target adolescenziale. La scelta di Hollywood è stata quella di affidare la patata bollente alla Hardwicke, già regista del primo Twiligth. Scelta a parere mio non intelligente perchè la regista in questione sembra fossilizzata nelle sue interpretazioni e nelle sue visioni della pubertà, dove la ragazza è eternamente contesa dai due belloni di turno, magari forniti di canini e zanne da sfoderare al momento giusto.

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In breve la storia. Valerie, interpretata dalla bella Amanda Seyfried, che con i suoi grandi occhioni risulta sempre mono espressiva, è innamorata da sempre del taglialegna Peter. Ma la famiglia vuole imporle il matrimonio con il ben più facoltoso Henry. La situazione peggiora quando il lupo mannaro, che da anni terrorizza il villaggio, non si accontenta più dei sacrifici di animali che la gente gli tributa, e inizia ad uccidere gli stessi abitanti. Viene chiamato anche una specie di Van Helsing dei lupi mannari, interpretato dall’ ei fu Dracula di Coppola Gary Oldman, per uscire da questa tragica situazione. Come andrà a finire?

Tralasciando il fatto che quando Hollywood prende in mano una storia tipicamente europea spesso e volentieri eccede in clichet puri e semplici, sono molte altre le lacune di questo film. Tutta la pellicola è nettamente incapace di andare oltre una storiella patinata da rivista per adolescenti. In Italia ci tocca Moccia con il ponte Milvio, negli U.S.A. va di moda l’ambientazione finto gotica quando si vuole parlare delle dinamiche adolescenziali.

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Tutto questo Cappuccetto Rosso Sangue( ma dov’è questo sangue?) è banalotto, grossolano e con dialoghi al limite della farsa sostenuti da una sceneggiatura povera e prevedibile. C’è una sovrabbondanza di inutili primi piani, di sguardi che vogliono fare intendere o nascondere qualcosa( il niente?) e una sfilza infinita di panoramiche che vorrebbero dare una parvenza di coesione nella struttura della storia. La cosa più fastidiosa è la veste di seriosità che il film vuole addossarsi, non sostenuta da, scusate la ripetizione, dialoghi perlomeno “veri”. La nonnina, impersonata da Julie Christie, è uno dei personaggi più colpiti da questa piaga con delle battute al limite della risata a scena aperta( non voluta). C’è un abisso, ritornando al film pietra di paragone In compagnia dei lupi, con la nonna impersonata da Angela Lansbury ( la mitica Signora in giallo della tv). Alla sua figura così importante, così acidamente saggia erano affidate le battute più belle, fra cui quella incredibilmente ironica: “Non ci si deve fidare dei preti: ti pare normale che si facciano chiamare Padri?!”

Sentivamo quindi il bisogno di questo film? Ai posteri l’ardua sentenza, per ora speriamo nel non sequel.

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