giovedì, 26 Dicembre 2024
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Pensioni minime 2023: di quanto aumenteranno con la rivalutazione

Il punto sulla crescita degli assegni. Secondo la proposta del governo la rivalutazione delle pensioni minime nel 2023 sarà del 120%, ma c'è chi spinge per portarla ancora più su

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600 euro, 780 euro o addirittura 1.000 euro: negli ultimi mesi sono circolate numerose ipotesi su quanto aumenteranno le pensioni minime dal 1° gennaio 2023 con la rivalutazione degli assegni. È  necessario quindi fare un po’ di chiarezza. Il testo della nuova manovra di bilancio è atteso in questi giorni alla Camera, per l’inizio di un iter parlamentare di approvazione che si preannuncia flash per i tempi strettissimi, anche se qualche correttivo potrebbe essere introdotto dai deputati. Al momento si conosce soltanto una bozza di massima. Il governo Meloni ha già indicato le linee guida sull’importo delle pensioni nel 2023, con l’adeguamento al costo della vita (la cosiddetta “indicizzazione” o “perequazione”) e ci sono importanti novità su quanto aumenteranno quelle minime e gli assegni sociali.

Di quanto aumenteranno le pensioni minime dal 1° gennaio 2023?

Una prima (piccola) boccata di ossigeno per le finanze di milioni di pensionati è arrivata in questi ultimi mesi dell’anno, per effetto del decreto aiuti bis che ha disposto il pagamento in anticipo di una parte dell’indicizzazione dovuta nel 2023 (il 2%) e il versamento degli arretrati 2022 (pari allo 0,2%). Su dicembre arriverà anche la tredicesima. Adesso però si pensa a cosa cambierà dal 1° gennaio. Mentre il governo Meloni – scatenando l’ira dei sindacati – ha tagliato  la rivalutazione  per le pensioni lorde sopra i 2.100 euro circa (che vedranno una crescita inferiore rispetto a quella sperata), lo stesso esecutivo ha deciso di aumentare la cifra degli assegni più bassi.

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Secondo la bozza della manovra, le pensioni minime dal 2023 aumenteranno grazie a un riconoscimento della rivalutazione al 120%: l’adeguamento all’inflazione è stato fissato  in base ai dati Istat al 7,3% e quindi chi ha l’importo più basso vedrà crescere il lordo dell’8,76%. Fatti due conti dal 1° gennaio 2023 la pensione minima aumenterà dagli attuali 535,86 euro euro (524,34 euro più l’incremento del 2,2% disposto tra ottobre e dicembre 2022) a poco meno di 600 euro, 571,40 euro per la precisione. Si tratta di circa 35 euro in più al mese, 460 euro compresa la tredicesima, per 2 milioni di pensionati.

Cosa succede alle altre pensioni

Nessuna brutta sorpresa per chi ha un assegno previdenziale mensile lordo fino a 2.097 euro (4 volte la minima), che vedrà aumentare il cedolino del 7,3% (il 100% della rivalutazione), mentre per chi supererà questa soglia le pensioni aumenteranno meno di quanto succederebbe con le regole attuali. E dunque 5,8% da 4 a 5 volte il minimo, 4% per quelle tra 5 e 6 volte il minimo, proseguendo con una tabella ben precisa.

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Insomma, secondo i calcoli dei sindacati dei pensionati 4,3 milioni di persone vedranno crescere l’assegno meno del previsto, con una perdita media di oltre 1.200 euro l’anno. “Pensioni da 1.500 o 1.600 euro netti al mese, frutto di oltre 40 anni di lavoro e di contributi versati, vengono fatte passare per ricche”, ha tuonato lo Spi Cgil. La partita ora si gioca in Parlamento dove le regole potrebbero essere modificate (in base alle coperture finanziarie) tramite emendamenti.

E l’aumento delle pensioni minime a 1.000 euro?

La proposta fatta la scorsa estate da Forza Italia di aumentare dal 1° gennaio 2023 le pensioni a 1.000 euro è quindi finita nel cassetto: da solo questo intervento avrebbe fatto schizzare la spesa a 19,5 miliardi di euro, secondo le stime dell’Osservatorio dei conti pubblici, contro i 210 milioni stanziati per portarle a 570 euro. Il partito di Berlusconi vuole però tentare un ritocco al rialzo durante il passaggio parlamentare, sebbene i tempi siano molto stretti e non consentano modifiche in Senato. Forza Italia conta di trovare i fondi per far aumentare le pensioni minime a 600 euro tondi nel 2023, con l’obiettivo di arrivare ai 1.000 euro entro la fine della legislatura.

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