Non chiamateli bar: i caffè storici di Firenze, tra tazzine, tavolini e banconi conservano ancora il fascino e l’atmosfere delle epoche passate. Le prime caffetterie comparvero in città negli anni Trenta del Settecento ed erano tutte concentrate nelle zone di piazza del Duomo e piazza della Signoria, ma in quegli anni anche via Tornabuoni si avviava a diventare un vero e proprio salotto urbano.
I primi Caffè di Firenze: Doney e Michelangelo
Proprio in via Tornabuoni, al pianoterra del Palazzo Altoviti Sangalletti, venne aperto il Gran Caffè Doney, il primo caffè nel vero senso del termine di Firenze, poi chiuso nel 1986. All’indomani dei moti del 1848, in un Caffè di via Larga, oggi via Cavour, cominciarono invece a ritrovarsi giovani artisti, molti dei quali frequentavano la vicina Accademia di Piazza San Marco. Si trattava del Caffè Michelangiolo, che si trova tutt’oggi in via Cavour e ospita solo eventi privati. Fa parte del complesso che ospita il Museo Leonardo da Vinci della famiglia Niccolai. Proprio all’interno delle sue salette, negli anni Cinquanta dell’Ottocento, prese vita il movimento dei Macchiaioli.
Caffè Giacosa di via Tornabuoni
Nel 1865, Firenze, capitale d’Italia, vive una nuova fase di rinnovamento: il numero dei caffetterie in città passa da 19 a 107 nel giro di cinquant’anni, dal 1815 al 1865. Nasce in questo periodo il Caffè Giacosa, un locale con pasticceria e sala da caffè al numero 9 di via Tornabuoni, di fronte a Palazzo Strozzi.
Nel 2001 viene inglobato – e al tempo stesso salvato – dalla boutique Cavalli, trasformandosi in Caffè Giacosa by Roberto Cavalli, continuando a offrire un buon Negroni d’ordinanza, caffè 100% Arabica, dolci della tradizione per la colazione e qualche sfizio salato. Il tutto fino 2017, poi la chiusura: fine della boutique Cavalli, fine del caffè, arrivo di Armani.
Non tutto di quel luogo caffè storico di Firenze è però andato perduto. All’inizio del 2019 ha aperto il Caffè Lietta di piazza della Libertà, nato dal desiderio delle due sorelle Francesca e Lucilla Tacconi (nipoti di Cavalli) di non disperdere l’esperienza di via della Spada. L’anima del Giacosa rimane nelle poltroncine che arredano il nuovo Lietta, nella custodia delle antiche ricette che del caffè hanno fatto la storia e nello staff che lì lavorava.
La storia del Caffè Rivoire, tazzina & cioccolata
Il trasferimento della capitale a Roma e la crisi economica della città non ferma Enrico Rivoire che nel 1872 a Firenze avvia non un semplice caffè ma la una “fabbrica di cioccolata a vapore”, presso il Palazzo Lawison di piazza della Signoria, all’angolo con via Vacchereccia. Rivoire e la sua vista su piazza della Signoria resistono tutt’oggi all’assalto di catene e nuovi locali, complice l’impareggiabile panorama su Palazzo Vecchio e l’abilità dei suo maestri cioccolatieri.
Al Caffè Rivoire, i fiorentini vengono tutt’oggi a comprare le scorzette di limone ricoperte di cioccolato, una specialità. La terrazza esterna è territorio di caccia di turisti e di selfie, ma Rivoire continua a conservare intatto il suo fascino.
Caffè storici di Firenze: Giubbe Rosse, Gilli e Paszkowski
Nel 1890, in quella che oggi è piazza della Repubblica, vengono fondati alcuni dei caffè storici di Firenze, tra i più conosciuti: Centrale (poi Paszkowski), Gambrinus, Reininghaus (poi Le Giubbe Rosse) e Gilli, tutti legati al ricordo di artisti e letterati.
Il Caffè Paszkowski raggiunse grande protagonismo nel panorama culturale negli anni Trenta, quando un gruppo di letterati, fra cui Mario Luzi, vi si riuniva tutte le sere per scambiare opinioni. Gilli, dopo una serie di ammodernamenti, divenne un locale con due sale e una zona all’aperto, sulla falsariga del vicino Paszkowski: oggi il caffè che si beve da Gilli è considerato uno dei più buoni di Firenze.
Ciò che resta del passato di Paszkowski e Gilli come caffè letterari (e lo stesso vale per Le Giubbe Rosse) sono quadri, fotografie, copertine delle riviste Lacerba e La Voce, ritagli di giornale e altri cimeli, esibiti come si trattasse di musei. Il personale, rigorosamente in divisa, è particolarmente cortese e professionale, al limite del lezioso, atteggiamento che tuttavia non scoraggia i tantissimi fiorentini che si accalcano ogni giorno, allegri e rumorosi, al bancone del caffè. Oggi Paszkowski è mèta di gruppi di adolescenti a passeggio per Firenze che si fermano qui per bere qualcosa e soprattutto farsi un selfie col logo del locale, da postare immediatamente su Instagram.
Stessa piazza, nel 1897, la stampa fiorentina annunciava l’apertura del caffè- Birreria fondato dai fratelli Reininghaus. Il locale iniziò ad assumere un ruolo importante nella vita culturale di Firenze negli anni precedenti allo scoppio del primo conflitto mondiale, diventando un punto di ritrovo per i poeti e artisti futuristi come Soffici, Papini, Marinetti e Viviani. Fu in quei momenti che passò a essere conosciuto come caffè Le Giubbe Rosse, nome che conserva tuttora. Ma sono tempi ben più difficili: il caffè delle Giubbe Rosse nel 2018 finisce all’asta per fallimento, 3 vanno deserte, nella quarta viene comprato dal gruppo Scudieri (proprietario di un altro caffè storico di Firenze affacciato sul Battistero di Firenze), che lo riaprirà nel 2020 dopo i lavori di ristrutturazione.
Il Gambrinus, prima caffè poi cinema e infine Hard Rock
Il 1° dicembre del 1894, nell’unica zona porticata dell’ex piazza Vittorio Emanuele, in via dei Brunelleschi n. 1, fu aperto il fastoso caffè-concerto Gambrinus Halle. Tra i suoi clienti non mancavano letterati e artisti, che generalmente frequentavano Le Giubbe Rosse. Negli anni Venti del secolo scorso è stato un cinema e dal 2011 ospita l’Hard Rock Cafè di Firenze.
I due Robiglio di Firenze
Chiudiamo con Robiglio, fondato nel 1928 e che mantiene ad oggi due locali in città: uno in via dei Medici e uno in via dei Servi, a un passo da piazza SS. Annunziata. In quest’ultimo lo scendiletto, una speciale pastina da colazione dalla forma rettangolare e un cuore di crema, per molti fiorentini val bene una camminata. Delizioso e fragrante anche il budino di riso tanto che una serie di avventori di una certa età racconta che la colazione al bar col budino di Robiglio non ha prezzo.