L’asse del restauro corre per 2 chilometri. Va dalle strade vicine a via Baccio da Montelupo fino a via Bronzino, zona sud ovest di Firenze. Lungo il tragitto si incontrano una decina di attività che vivono con l’arte: restauratori, intagliatori, decoratori e antiquari. Un mondo sul filo del rasoio per la crisi, ma che in periferia ha messo radici.
Costo degli affitti, ztl e fondi che male si adeguavano alla tipologia del lavoro: è stato questo mix – spiegano i diretti interessati – a far spostare un pezzo del mondo del restauro fiorentino fuori dall’Oltrarno.
Antonino Valenti, decoratore, ha cominciato nel 1973 in via Toscanella, ma dopo trent’anni ha cambiato sede. “Era una zona pieni di artigiani e antiquari, oggi ci sono boutique e ristoranti”, dice dal suo laboratorio di via Bronzino.
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E chi è “nato” in periferia
A Legnaia, in via Pisana, esiste da vent’anni il negozio di antiquariato “D’epoca”. “È una scommessa aprire in questa zona – racconta Sergio, che aiuta la moglie Antonella – da tempo stiamo valutando se spostarci, ma gli antiquari chiudono ovunque: i clienti stanno scomparendo”.
Questioni di famiglia hanno invece portato in via del Pollaiolo la “Bottega dei Grassi Nesi”, specializzata in dipinti, affreschi, mobilia e intaglio secondo tecniche antiche.“Mamma Liliana e nonno Gino ruppero i rapporti perché lui sperava che facesse la ricamatrice, lei invece desiderava essere una restauratrice”, ricorda oggi Tommaso Nesi, ultimo esponente di tre generazioni immerse nell’arte.
La storia
La sua famiglia arriva da Greve in Chianti e, dopo la riappacificazione, si spostò a Firenze: le zone tradizionalmente occupate dai restauratori erano ormai sature, e allora prese casa prima a Novoli, poi a Legnaia. “Fino ai primi anni 2000 avevamo venti lavoratori tra dipendenti e indotto – spiega Nesi – otto uffici all’estero, da New York al Giappone. Oggi siamo rimasti in due, io e mia moglie Eva”.
Dalla bottega sono uscite anche 30 formelle in legno decorato per la Casa Bianca, quando nello studio ovale sedeva Jimmy Carter, e nel 2009 54 cornici rinascimentali restaurate per il museo Bardini. “Il mercato si è diversificato”, analizza Tommaso: meno export e più lavoro con gli hotel di lusso (la loro pregiata mobilia ha necessità di manutenzione), facoltosi clienti italiani e associazioni locali.
Giovani apprendisti, con la testa all'estero
Nonostante le difficoltà del settore, il mestiere affascina i giovani. “Tanti, italiani e stranieri, vogliono imparare – conferma la moglie Eva – il problema è che, dopo la formazione, sono spinti a lavorare all’estero, qui c’è troppa burocrazia, il vero male che sta uccidendo gli artigiani”.
La bottega ha due “apprendiste”: Gloria, tirocinante 23enne, e Nan, giovane proveniente dalla Cina del sud che, dopo una laurea in Ingegneria elettrica, è venuta qua per studiare restauro. “È una passione – rivela – in Italia c’è molta concorrenza per questo lavoro, ma una volta finiti gli studi spero di restare in Europa”.
Sul mensile Il Reporter, leggi l'approfondimento sui restauratori fiorentini.