A Firenze, nell’ultimo tratto di via Francesco Bonaini, poco prima di piazza Vieusseux, c’é una bottega di riparazione scarpe che, vista la giovane età del suo detentore, potrebbe essere considerata una vera e propria eccezionalità.
Niccolò ha infatti solo 26 anni, vive con la famiglia a San Mauro a Signa e poco prima di terminare gli studi, decide di entrare nel mondo del lavoro. “Ero appena maggiorenne quando fui assunto da Salvatore Ferragamo come operaio alla fabbrica dell’Osmannoro – ci ha raccontato Niccolò – Devo dire che per me fu un salto nel buio perché di scarpe non sapevo assolutamente nulla; ma quella esperienza riuscì fatalmente a farmi appassionare al lavoro di ciabattino”.
Un bel punto di partenza che ha tracciato il tuo percorso.
In effetti la voglia di imparare, un’innata manualità e la mia dedizione ai molti incarichi assegnati si fecero notare tanto che mi affidarono la cura della “Linea Museo” cioé di quelle scarpe ricercatissime, in produzione limitata. Qui affinai la mia mano, formandomi in questa specifica professione. Tra le varie mansioni facevo anche il calzolaio interno, una sorta di servizio di alta qualità messo a disposizione dei facoltosi clienti. Posso dire di aver riparato scarpe provenienti da tutto il mondo.
Com’é iniziata la tua attività in proprio?
Finita l’esperienza da Ferragamo, grazie al grande bagaglio acquisito in fatto di calzature, decisi di aprire un negozio. Con l’aiuto di mio padre, trovai questa bottega dove vi lavorava, dal 1956, un calzolaio ormai quasi ottantenne.
Molto stimato nel quartiere, nel 2006 gli era stato addirittura conferito il Fiorino d’Oro per i suoi cinquant’anni di attività. Dato che la bottega appartiene agli Esercizi Storici Fiorentini, la chiamai “Antica Calzoleria”. Dopo quattro mesi di affiancamento, iniziai da solo il primo gennaio 2016.
Come ti hanno accolto i vecchi clienti?
All’inizio ero un po’ in soggezione, mi sentivo immaturo, le persone mi scrutavano con una certa diffidenza mista a curiosità, poi appena coglievano la mia sicurezza, li vedevo cambiare e mettere da parte l’idea che potessi essere troppo giovane per fare il ciabattino. Infatti mi hanno dato fiducia e, dopo la prima volta, sono sempre tornati da me. Qualcuno mi chiama addirittura “Il chirurgo delle scarpe” perché alcune volte lavoro con i guanti e per la mia parlantina.
Se dovessi tornare indietro rifaresti lo stesso percorso?
Assolutamente sì, anche perché questo mestiere lo considero un punto di partenza. Risuolando le scarpe, smontandole, rimontandole arrivi a “capire” tutte le calzature fino a comprenderne le mille declinazioni. Ho in mente molti progetti uno tra i quali lanciare una mia linea. E’ un’idea nata un anno fa: scarpe da ginnastica unisex in pelle: a partire da gennaio ne produrrò le prime duecento paia.
Tante rinunce per una grande passione
Se il lavoro che hai scelto ti piace non è mai un sacrificio. Ci sono sempre mille cose da fare e sono da solo per cui non faccio mai tardi la sera. La mia vita gira tutta intorno a questo negozio, lo sanno bene i miei amici che tuttavia non si arrendono e continuano a propormi di uscire e partecipare agli svaghi della nostra età. L’entusiasmo e le molte cose che ho in mente mi incoraggiano ad andare avanti.