Per lunghi secoli Firenze ha avuto i suoi fantasmi, buoni, cattivi, scherzosi, paurosi o romantici, protagonisti di misteri e leggende. Poi i fiorentini hanno cominciato a lasciare il centro storico e gli spettri si sono fatti tenui: scomodati da luci, televisione, divertimenti virtuali e sempre meno tempo per ascoltare i racconti. Ma non sono scomparsi. La studiosa fiorentina Elena Giannarelli, nel suo libro Non è vero… ma ci credo edito da Sef, ha raccolto le memorie di una tradizione popolare ricca e curiosa, ecco alcune leggende. Perché a Firenze, andare a caccia di fantasmi, è sempre possibile.
I fantasmi della Croce al Trebbio
La parola “trebbio” discende dal latino trivium: incrocio di tre strade o di questo mondo con l’altro. Nei trivi, i classici scorsero la dea Ecate, lunare, magica, infera. Presso l’antica Croce al Trebbio – tra via delle Belle Donne, via del Moro e appunto via del Trebbio – i fiorentini ricordano diverse storie di fantasmi. Secondo una tradizione medievale, i congiurati avrebbero scelto proprio questo luogo vicino piazza Santa Maria Novella per Gualtieri di Brienne. Il nobile francese governò Firenze soltanto pochi mesi, prima della rivolta. Ciò nonostante, la luna rischiarerebbe ancora gli spettri in attesa della vittima, uno di loro armato di pugnale.
Si dice poi che nelle notti di luna piena, l’ombra della croce muti nella figura di un impiccato, proiettata sul palazzo antistante. Memoria di un usuraio, ucciso da un debitore. La notte dell’omicidio, la sagoma della croce avrebbe rifiutato di coprire la fuga dell’assassino, paralizzandolo nella luce lunare e innanzi all’immagine del proprio crimine.
Misteri di Firenze: la finestra “maledetta” e sempre aperta
In piazza Santissima Annunziata, la statua equestre di Ferdinando I de’ Medici guarda una finestra del palazzo Budini-Gattai. La persiana non è mai chiusa del tutto, altrimenti una dama vestita di bianco manderebbe all’aria l’intera stanza. Alcuni pensano che la signora sia Bianca Cappello, impegnata a sorvegliare con odio la statua del cognato. Eppure, al tempo di Bianca, la stanza neppure c’era. Una tra le leggende più affascinanti legate ai fantasmi, che si tramanda ancora a Firenze, è quella della sposa Grifoni. Quando il marito partì per la guerra, la dama sarebbe rimasta ad attenderlo con coraggio, ogni giorno, a quella finestra. In un’attesa che non è mai finita. Guai a chiudere la persiana. Per individuarla basta lasciarsi la chiesa alle spalle, guardare il palazzo sulla destra e trovare l’ultima finestra sulla destra, al terzo piano.
Storie fiorentine paurose, il Cimitero degli inglesi: insieme fino all’alba
Altri amanti sono più fortunati. Secondo una leggenda che si tramanda a Firenze, tra il giorno dei santi e quello dei morti, allo scoccare della mezzanotte, un uomo abbigliato alla moda dell’Ottocento è solito comparire in piazza Augusto Conti, nei pressi del Cimitero della Misericordia e di piazza Savonarola. Di lì il fantasma si dirige verso il Cimitero degli Inglesi. Lei esce dal cancello chiuso. Allora i due si scambiano l’inchino e passeggiano assieme, fino al ponte San Niccolò. Quindi tornano indietro, per salutarsi di nuovo al Cimitero degli Inglesi e raggiungere i rispettivi sepolcri avanti l’alba.
Anche in questo caso l’identificazione è controversa. Certo è che Leopoldo Cattani Cavalcanti, politico di fine Ottocento che fu anche parlamentare, dedicò alla moglie Robina Wilson una lapide suggestiva, proprio nel cimitero di piazzale Donatello. Qui si legge un’iscrizione bilingue: «A testimonianza del suo perpetuo rimpianto ha eretto questo monumento, pieno di dolore perché, mentre le loro anime in vita furono indivisibili, le loro ceneri in morte non possono riposare insieme». Lui cattolico, lei protestante, si ritrovano comunque per una notte?
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I “misteri” nel centro di Firenze: la leggenda di via del Corno
Se è dubbio che Charles Godfrey Leland abbia ricevuto il manoscritto di Aradia, o il Vangelo delle Streghe (1899) dalla strega fiorentina Maddalena, l’enigmatico folclorista americano si impegnò a raccogliere numerosi racconti popolari della città. Tra le leggende di Firenze appare anche il coboldo di via del Corno, ossia un antico “folletto” legato alla strada del centro storico, vicino via dei Leoni.
Secondo quanto si narra, questa creatura viveva assieme a un giovane cavaliere. A volte, l’esserino si divertiva a giocare scherzi, suonando d’improvviso un corno fastidioso, per disturbare gli incontri galanti dell’amico. Un giorno, il coboldo avvertì il cavaliere che avrebbe dovuto tenere il corno con sé, altrimenti sarebbe annegato. Per maggior sicurezza, l’uomo decise di chiudersi in uno sgabuzzino, lontano da ogni fonte d’acqua. Quando il pavimento cedette, lo sfortunato piombò dentro un grande tino, nella cantina sottostante. Lo strumento permise di chiamare i vicini. Possibile che l’onomastica della via dipenda da una storia tanto strana? Per fortuna, le case della famiglia Del Corno dissipano il dubbio. Più che una storia: ogni sasso, a Firenze, ne racconta due.