La Battaglia, dell’artista di origine iraniana Bizhan Bassiri è da oggi esposta nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio.
L’OPERA. Si tratta di un dipinto di cinque metri per tre realizzato in parte con cartapesta e con colori che sfumano dal bianco alla cenere allo zolfo. L’opera rimarrà a Firenze fino al 6 aprile ed è visibile compresa nel prezzo del biglietto del museo di Palazzo Vecchio. All’inaugurazione erano presenti l’artista, l’assessore alla cultura Sergio Givone, l’ex direttrice della Galleria dell’Accademia Franca Falletti e i curatori Bruno Corà e Fabio De Chirico.
IL MANIFESTO DEL PENSIERO MAGMATICO. “Bizhan Bassiri ci consegna un’opera di non facile lettura, che evoca la fine, il disperdersi della cenere, l’annientamento e poi il nulla – ha sottolineato Givone -. Cosa rimane dopo una battaglia? Cosa rimane di una guerra, non importa se reale o interiore, se fisica o psicologica? Che resta, dunque, di un processo purtroppo umanissimo da cui l’uomo da sempre non è riuscito ad affrancarsi? ‘Dalla battaglia non resta che cenere’. Lo afferma Bassiri stesso, nel suo ‘Manifesto del pensiero magmatico’. Ma restano anche suggestioni, dolore, drammi, ricordi, speranze, sogni”.
LE “ALTRE” BATTAGLIE. “E non a caso – ha aggiunto – abbiamo deciso di esporre temporaneamente quest’opera proprio nel Salone dove altre battaglie di epoche lontane sono richiamate in ogni affresco e dove – suggestione o realtà, chi può dirlo? – si celerebbe la famosa e perduta Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci. La Battaglia modernissima di Bassiri fa da specchio cinereo a tutte le battaglie del passato e il visitatore riconoscerà in questo annichilimento l’eco e le immagine molteplici e misteriose di un combattimento atavico, crudele, insensato, eppure quanto mai legato al destino dell’uomo”.
L’ARTISTA. Bizhan Bassiri è nato nel 1954 a Teheran e è arrivato a Roma nel 1975 per frequentare l’Accademia di Belle Arti. Espone in Italia e all’estero dall’inizio degli anni Ottanta. La sua attività è caratterizzata dall’utilizzo di cartapesta, acciaio, bronzo, elementi lavici ed elaborazioni fotografiche. Accanto alla creazione plastica è autore del Pensiero Magmatico (1984), e del Manifesto del Pensiero Magmatico (1986), testi teorico-poetici concepiti come work in progress. Le sue opere si trovano in numerose collezioni private e pubbliche tra le quali il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, l’Ars Aevi Museum di Sarajevo, l’Osservatorio di Capodimonte a Napoli, la Galleria dell’Accademia a Firenze, lo S.M.A.K Museum di Gand, Accademia di belle arti Pietro Vannucci di Perugia.