venerdì, 19 Aprile 2024
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Loggia dei Bianchi, pezzo di storia dimenticato

A Careggi, vicino alle cappelle del commiato, esiste un piccolo oratorio, oggi abbandonato. Storia e origini della Loggia dei Bianchi: una testimonianza del nostro passato che andrebbe valorizzata

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Un edificio dimenticato, nonostante la posizione in via delle Gore a Firenze: è la Loggia dei Bianchi, antica struttura risalente al 1600 circa. “La sola torre della villa, di età medievale, è il nucleo originario del complesso” spiega Francesco Petrini, storico e ideatore della pagina Facebook “La mia Rifredi”.

Verso l’inizio del quindicesimo secolo, attorno ad essa viene costruita una residenza padronale con
accanto una dependance servile e un mulino alimentato da una gora. La proprietà, un tempo nota come gli Allori (o L’Alloro), si svilupperà come residenza signorile.

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Perché la Loggia dei Bianchi si chiama così?

Il nome Loggia dei Bianchi, prosegue Petrini, deriverebbe dai Flagellanti “Bianchi”, così chiamati per le loro candide vesti, che nel 1399 dirigendosi a Roma per un pellegrinaggio giunsero a Firenze: “la locale Signoria – spiega – temendo la diffusione della peste, proibì ai penitenti l’ingresso in città. Questi si accamparono nei pressi di Rifredi lungo il Terzolle e, generosamente accolti dai proprietari de gli Allori, avrebbero eletto a monumento devozionale il piccolo tabernacolo sul torrente dedicato alla loro patrona Maria”.

In abbandono

Come segnala il restauratore Guido Botticelli, già nel 1960 l’edificio era lasciato a se stesso, sebbene la loggetta fosse ancora accessibile. “Dopo oltre vent’anni l’ultimo intervento nulla è cambiato – conclude Petrini – la situazione è peggiorata con la costruzione delle quasi prospicienti Nuove Cappelle del Commiato: via delle Gore è così divenuta una strada frequentatissima, esponendo migliaia di persone all’indecoroso spettacolo della Loggia dei Bianchi sbiadita e decrepita, imprigionata in una gabbia arrugginita”. Motivo in più per intervenire subito in soccorso dello storico edificio.

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