Come è morto Giovanni Dalle Bande Nere? È vero che a ucciderlo fu una cancrena diffusasi dopo l’amputazione della gamba destra? A capirlo dovranno essere i ricercatori della divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa che, diretti dal professor Gino Fornaciari, hanno riesumato il corpo del capitano di ventura del ’500, sepolto insieme alla moglie Maria Salviati, padre e madre di Cosimo I de’ Medici, primo Granduca di Toscana.
L’APERTURA DELLA TOMBA. La tomba è stata aperta la scorsa settimana nella cripta del Museo delle Cappelle Medicee a Firenze nell’ambito di una ricerca finanziata dalla Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia, sotto la direzione della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze. Scopo dell’esumazione è una revisione conservativa delle sepolture, danneggiate dall’alluvione del 1966, ma anche un’analisi antropologica e paleopatologica per comprendere meglio il tipo di intervento chirurgico che il leggendario condottiero subì prima di morire e per chiarire le cause del decesso.
FERIMENTO E MORTE. Giovanni de’ Medici fu ferito durante uno scontro armato a Governolo, vicino a Mantova, il 25 novembre 1526. Egli rimase vittima di un colpo di falconetto (un cannoncino dell’epoca) e, per la cronaca di Francesco Guicciardini il tiro gli “percosse e roppe una gamba alquanto sopra al ginocchio”, per cui subì l’amputazione della gamba destra. Secondo le cronache dell’epoca la decisione del maestro Abramo, il chirurgo che lo operò, “di lasciare del percosso tanto che il rimanente si putrefece” parrebbe equivalere a una condanna a morte; infatti il decesso si verificò puntualmente nella notte tra il 29 e il 30 novembre 1526. Le sepolture di Giovanni e Maria vennero ispezionate nel 1945 da Gaetano Pieraccini e, come le altre indagate durante i lavori del «Progetto Medici» fra il 2004 e il 2006, furono danneggiate dall’inondazione dell’Arno del 1966 e necessitavano di una revisione conservativa.
L’INTERVENTO CHIRURGICO. Dopo l’allestimento del cantiere nell’area centrale della cripta, i lavori sono iniziati con il sollevamento della pesante lastra di macigno che copriva il vano funebre. Al suo interno sono state trovate le casse contenenti i resti scheletrici del condottiero e di sua moglie. Il risanamento delle sepolture, la dettagliata fase di studio dei resti della coppia e la nuova deposizione in idonee casse, sono le tre fasi di questa operazione che si concluderà nel giro di dieci giorni. In particolare Fornaciari e il suo staff, attraverso l’utilizzo di moderne tecnologie biomediche in grado di fornire nuovi dati paleopatologici, condurranno uno studio approfondito allo scopo di comprendere meglio il tipo di intervento chirurgico che subì il condottiero mediceo prima di morire e di ricostruire lo stile di vita di questo importante capitano di ventura del Rinascimento italiano.
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