L’autunno è tempo di buoni frutti, soprattutto nel bosco. Da queste parti molti lo sanno bene e si sono già affrettati a rinnovare il “tesserino” per la raccolta dei funghi in Toscana. Nella nostra regione, infatti, la raccolta dei funghi non è soltanto una scusa per passeggiare ma una passione grande: fatta di segrete fungaie, vanterie con gli amici, cene prelibate, levatacce al mattino, valutazione attenta del meteo tra piogge e venti, scelta del luogo giusto. In tutto ciò, alcuni cercatori di funghi toscani sono maestri veri e propri. Tuttavia, per divertirsi in sicurezza, nel rispetto della normativa regionale e della natura, ci sono alcune cose da sapere.
Come fare il tesserino per la raccolta dei funghi in Toscana e il pagamento online del permesso
Chi risiede in Toscana può avventurarsi nei boschidel proprio comune senza alcuna licenza o permesso, per andare oltre occorre procurarsi il permesso per la raccolta dei funghi in Toscana, valido in tutto il territorio regionale. A tal fine è sufficiente eseguire un pagamento: sul corrente postale n. 6750946, intestato alla Regione Toscana o tramite bonifico bancario, Iban IT87P0760102 800000006750946. In entrambi i casi, nel campo della causale va scritto: “raccolta funghi”, assieme alle proprie generalità. La cifra da versare corrisponde a 13 euro per un permesso di 6 mesi e a 25 euro per il permesso annuale.
È possibile effettuare il pagamento anche online, grazie alla piattaforma Iris della Regione Toscana. Il vero “tesserino” dei cercatori di funghi in Toscana è la carta d’identità: quando ci rechiamo nel bosco per la raccolta dobbiamo portare con noi la ricevuta di pagamento e un documento per farci riconoscere.
Quanti funghi si possono raccogliere in Toscana
Il bosco è un ambiente naturale delicato. Per raccogliere i funghi in maniera sostenibile, la legge ha stabilito alcune regole. Vediamo le principali. I funghi troppo piccoli devono rimanere al loro posto. Il cappello va lasciato crescere, fino ad almeno 4 centimetri per i porcini (genere boletus edules), e fino a 2 centimetri per i dormienti (Hygrophorus marzuolus) o i prugnoli (Lyophyllum gambosum). All’ovolo buono (Amanita caesarea) va lasciato il tempo di schiudersi. Finché il fungo resta nel suo ovulo sferico, senza che si vedano le lamelle, non può essere raccolto.
Esiste poi un limite quantitativo giornaliero. I cercatori di funghi possono domandare alla natura fino a 3 chili di questi suoi doni. Ma anche l’orario della raccolta è normato: si possono cercare i funghi tra l’ora prima dell’alba e quella dopo il tramonto. Da ultimi, il divieto di utilizzo delle buste di plastica e l’obbligo di trasportare i funghi in recipienti rigidi e areati, in modo da continuare a diffondere le spore, sono ormai cultura diffusa. In effetti, il vero cercatore di funghi toscano ha il cestino.
Aree protette, parchi nazionali e regionali possono prevedere norme specifiche o chiedere ulteriori permessi. Mentre i singoli comuni possono stabilire limitazioni valide sul proprio territorio. La Regione Toscana nella sua pagina di riferimento in materia di raccolta funghi, segnala anche le limitazioni disposte dai comuni.
Attenti alle intossicazioni: il servizio micologico
Alcune specie di fungo non sono commestibili e possono provocare intossicazioni alimentari, anche gravi. Tutti lo sanno ma purtroppo i brutti episodi sono frequenti. Così, le Usl della Toscana hanno attivato appositi sportelli, al fine di aiutare i cittadini a riconoscere i funghi che trovano. Prima di mangiare, meglio consultare un micologo esperto. Ad esempio, Firenze e l’area fiorentina ospitano gli sportelli della Usl Toscana centro, a disposizione di tutti i cercatori di funghi. Il resto è nel bosco con prudenza, tra i segreti della ricerca e la natura da scoprire.