Le aziende che operano nel territorio di Montemignaio, dal 1998 esiste anche il Consorzio del Casentino, da anni coltivano e vendono sia abeti ‘in zolla’ (con le radici) sia recisi: in entrambi i casi gli alberi sono curati dai 5 ai 10 anni (o anche più) e salvaguardano l’habitat della montagna che negli ultimi decenni è tornata a vivere anche grazie al vivaismo, come conferma il sindaco Massimiliano Mugnaini.
”Possiamo dire che gli abeti hanno permesso di rilanciare l’economia del nostro territorio recuperando gran parte dei boschi che tra gli anni ’60 e ’70 erano stati abbandonati. Inoltre – spiega il primo cittadino – è stato anche un modo per far conoscere la nostra realtà dove, ad esempio, sta sviluppandosi il turismo di montagna e molti sentieri sono stati aperti dal Cai consentendo escursioni per tutte le gambe”.
Quest’anno gli abeti di Montemignaio, circa 2.500, per la prima volta sono arrivati anche in Libano. L’esperienza l’ha fatta Andrea Baggiani, uno dei vivaisti della zona che ogni anno porta sul mercato circa 10mila abeti. Grazie ad un contatto avvenuto via internet, spiega Baggiani, ”abbiamo portato le nostre piante con un container a Beirut e sperimentato un mercato per noi sconosciuto ma che ha accolto con molto favore le nostre piante e che potrebbe portare ulteriore sviluppo a tutto il settore”.
Il problema resta quello economico: il prezzo pagato ai produttori va dai 5 ai 10 euro per una pianta che non arriva in commercio prima di cinque anni dal suo impianto nel terreno.