Stop all’utilizzo indiscriminato delle mascherine con filtro e valvola, per combattere il coronavirus è necessario stare attenti a quali mascherine usare nella vita di tutti i giorni: via libera alle “altruiste”, come chirurgiche o in tessuto non tessuto, bocciate invece le “egoiste”, ffp2 e ffp3 da lasciare a chi servono veramente, come gli operatori sanitari. L’invito arriva dai giovani medici della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva dell’Università di Firenze, che hanno scritto una lettera aperta sul tema.
“Chi proteggono le mascherine? La vera domanda da porsi è se vogliamo portare avanti una strategia collettiva di prevenzione indossando, durante la vita quotidiana, tutti lo stesso tipo di mascherina: solo così possiamo vincere la battaglia contro il coronavirus”, spiegano Massimiliano Biamonte e Duccio Giorgetti, due dei quattro specializzandi che hanno lanciato l’appello insieme al direttore della scuola Guglielmo Bonaccorsi. Prima di usare una mascherina bisogna infatti fare chiarezza sull’utilità e le caratteristiche delle diverse tipologie.
Le mascherine chirurgiche e quelle in tessuto non tessuto (TNT)
Le mascherine chirurgiche, per essere vendute come tali, devono essere certificate CE perché sottoposte a specifici test di resistenza. Nell’attuale emergenza scarseggiano e quindi sul mercato se ne trovano altre simili in tessuto non tessuto, molte delle quali sono in attesa dell’iter di certificazione: è il caso delle mascherine prodotte in Toscana, distribuite gratuitamente dalla Regione, che però hanno già passato gli esami preliminari del Dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze (qui vi spieghiamo come vengono fatti i test).
Queste tipologie di mascherine sono state soprannominate “altruiste” perché filtrano poco l’aria in entrata, fermando solo le particelle più grosse, mentre in uscita bloccano l’emissione delle goccioline di saliva anche molto piccole (in gergo droplet) che trasportano il coronavirus da un infetto verso gli altri.
Quali usare: perché le mascherine chirurgiche o in TNT sono “migliori” di quelle con filtro?
In sintesi, le mascherine chirurgiche e quelle simili proteggono poco noi stessi, ma molto gli altri. Quindi se tutti le indossano e rispettano la distanza di sicurezza si crea una “barriera collettiva” e la diffusione del virus crolla. “Serve un cambio culturale. Proteggere gli altri vuol dire di riflesso proteggere se stessi: indossare una mascherina di questo tipo è un atto responsabile – dicono i due giovani specializzandi – se non seguiamo le regole mettiamo a rischio l’intera comunità e quindi anche noi stessi visto che ne facciamo parte”. In parole povere se non funziona questa strategia di contenimento, possiamo indossare le mascherine più protettive che esistono sul mercato, ma ci rimettiamo lo stesso, perché è l’intera società a cui apparteniamo – dagli ospedali all’economia – ad essere stata danneggiata dalla nostra scelta “egoista”.
Ci sono poi delle accortezze da seguire: le mascherine sono state ideate come monouso e quindi vanno usate solo una volta, per un tempo limitato, 4 o 5 ore al massimo. Ancora non esistono prove scientifiche che il lavaggio e la sanificazione delle mascherine non danneggi il potere filtrante del tessuto.
Coronavirus, come e quando usare le mascherine (senza rischio)
Mascherine con filtro ffp2 e le ffp3: come usarle per protegge gli altri
Al contrario, le mascherine ffp2 e le ffp3 hanno una valvola che svolge un’azione di barriera in entrata, fermando anche le particelle più piccole, possibili veicolo del coronavirus, ma non hanno nessun potere filtrante in uscita: c’è chi le chiama “egoiste” proprio perché proteggono chi le indossa ma non gli altri. Sono introvabili in questo periodo e soprattutto sono essenziali per chi lavora negli ospedali a stretto contatto con i malati.
Da qui l’appello a non utilizzarle nella vita di tutti i giorni. Se proprio non si vuole rinunciare al filtro allora l’invito dei medici specializzandi è di usare una doppia mascherina per non rischiare di diffondere l’infezione da coronavirus: “è necessario proteggere gli altri – chiariscono Biamonte e Giorgetti – mettendo sopra la ffp2 o ffp3 una mascherina chirurgica oppure di tessuto non tessuto, in modo tale che i flussi respiratori emessi attraverso la valvola vengano schermati, bloccando le eventuali goccioline di saliva infette”.
La lettera aperta è stata firmata dai medici in formazione specialistica Giuseppe Albora, Massimiliano Biamonte, Duccio Giorgetti e Andrea Moscadelli, oltre che dal professor Guglielmo Bonaccorsi, direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva dell’Università degli studi di Firenze.