domenica, 15 Dicembre 2024
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Morì dopo l’intervento, chirurghi a processo

Per i pm i medici sbagliarono l'intervento all'intestino in seguito al quale il paziente perse la vita.

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La procura fiorentina ha chiesto il rinvio a giudizio con l'ipotesi di reato in omicidio colposo per due medici dell'ospedale di Careggi. L'accusa riguarda la morte di un paziente deceduto il 16 marzo 2011, dopo essere stato ricoverato per un'occlusione intestinale. Secondo i pm fiorentini, i chirurghi avrebbero sbagliato l'intervento. Ma alla base del decesso dell'uomo, residente a Greve in Chianti, secondo i pm ci sarebbe stata una concatenazione di errori ed omissioni lunga otto giorni.

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OTTO GIORNI DI ERRORI.  Il chirurgo Carlo Bergamini, 42 anni, e il responsabile di reparto Antonio Todaro, 59 anni, sono adesso accusati di imperizia e megligenza. Il pm Giuseppe Bianco li ha indagati a seguito della querela presentata dalla moglie e dai figli del paziente.  L'8 marzo 2011 il paziente si presentò al pronto soccorso dell'ospedale di Ponte a Niccheri accusando forti dolori all'addome. I sanitari non diagnosticarono un'occlusione intestinale, scambiata invece per una gastroenterite curabile a casa, e lo dimisero 4 ore dopo nonostante che gli esami del sangue fossero incompleti (si erano perfino rotte delle provette, hanno riferito i familiari) e nonostante non fosse stata richiesta una visita chirurgica. Il 10 marzo il paziente, ancora colpito da fortissimi dolori, si recò al pronto soccorso dell'ospedale di Careggi: dovette attendere 8 ore prima di essere trasferito nel reparto di chirurgia. I medici diagnosticarono l'occlusione intestinale e decisero di operarlo.

L'INTERVENTO SBAGLIATO. Secondo la procura l'intervento chirurgico, effettuato dalle 5 dell'11 marzo dal dottor Bergamini, “cagionava per imperizia tre perforazioni dell'ileo terminale”. Ricoverato nel reparto, il paziente accusò difficoltà respiratorie mai avute prima che, secondo il racconto dei familiari, il personale dell'ospedale attribuiva a un enfisema. Difficoltà che invece, secondo il pm Bianco, emersero immediatamente dopo l'intervento e che “consigliavano una seconda revisione chirurgica”. Ma per il pm, il medico responsabile del reparto Todaro aveva omesso “reiteratamente per negligenza di assumere i provvedimenti urgenti nonostante le persistenti difficoltà respiratorie, plurimi versamenti interni e un sospetto focolaio bronco pneumonico”. Una condotta, conclude il pm, che “sia per le ferite inferte nel primo intervento, sia per l'omessa tempestiva diagnosi dell'ingravescenza delle condizioni generali del paziente che faceva ritardare il secondo intervento, cagionava il decesso”, avvenuto il 16 marzo.

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