giovedì, 25 Aprile 2024
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‘Operazione panni sporchi’, giro d’affari milionario di un clan camorristico

Aveva avviato - è proprio il caso di dirlo - uno "sporco" giro di affari il clan camorristico che, senza alcun trattamento di igienizzazione, rintroduceva sul mercato abiti usati.

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Aveva avviato – è proprio il caso di dirlo – uno “sporco” giro di affari il clan camorristico  che, senza alcun trattamento di igienizzazione, rimetteva sul mercato abiti usati.

17 ARRESTI. Diciassette ordinanze di custodia cautelare nei confronti di imprenditori, commercianti, trasportatori e intermediari, sono state emesse per un traffico illecito di indumenti usati avviato dal clan camorristico Birra-Iacomina di Ercolano (Napoli). Gli abiti usati, una volta raccolti, in totale violazione della normativa sui rifiuti, venivano inviati ad aziende toscane e campane che li commercializzavano al dettaglio simulando trattamenti di igienizzazione, in realtà mai avvenuti, per un giro di affari di svariate decine di milioni di Euro. Sarebbe stata la Eurotess di Montemurlo, che si occupa di recupero di rifiuti tessili, la ‘base operativa’ del traffico.  

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IN TOSCANA E CAMPANIA. Secondo i carabinieri Franco Fioravanti, titolare dell’Eurotess, sarebbe stato il “protagonista del traffico in Toscana, di cui dirigeva le operazioni”, ma, per quanto riguarda i flussi per la Campania, sarebbe “stato affiancato, fino ad esserne progressivamente sostituito”, da Emanuele Bagnati, “che vanta parentele eccellenti nel clan Birra-Iacomino e ne rappresenta gli interessi: era lui a occuparsi della gestione di quella parte del traffico, con particolare riferimento alla zona di Ercolano, imponendo destinatari e prezzi nell’esclusivo interesse del sodalizio cui era legato”.

DI NUOVO SUL MERCATO SENZA ALCUN TRATTAMENTO. L’operazione e’ stata eseguita in Toscana, Campania e Emilia Romagna dal Comando tutela ambiente dei carabinieri e dai comandi provinciali di Napoli, Firenze, Prato, Caserta, Forli’-Cesena. Trecentoventi i trasporti illeciti ricostruiti per oltre 5mila tonnellate di indumenti, ma per i carabinieri il quantitativo mosso sarebbe “infinitamente più ampio: milioni di tonnellate l’anno”. I rifiuti tessili giungevano in Toscana dove, a Prato, ufficialmente, venivano ripuliti e disinfettati. Nella realta’, invece, venivano inviati alle aziende per la commercializzazione.

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