E’ quanto è emerso dal progetto sperimentale ideato della Società della Salute in collaborazione con il dipartimento Urologia dell’Università di Firenze e che si è concretizzato in una campagna di prevenzione effettuata nelle scuole fiorentine. I risultati del progetto sono stati illustrati questa mattina nel corso di un convegno che ha visto gli interventi della presidente della commissione politiche sociali e della salute Susanna Agostini, del presidente della Società Italiana Andrologica Vincenzo Gentile, da Riccardo Bartoletti professore di Urologia presso l’Università di Firenze e a capo del reparto urologia dell’ospedale Santa Maria Annunziata e Nicola Mondaini responsabile del servizio di Andrologia dello stesso ospedale. “Questa iniziativa non vuole creare allarme – ha esordito Agostini – ma creare una giusta attenzione prima di tutto nelle famiglie perché chiedano ai pediatri di effettuare controlli sugli organi sessuali; ma anche nelle scuole, perché ci sia la massima disponibilità a collaborare in materia di prevenzione e ovviamente nei giovani perché abbiamo una maggiore consapevolezza di queste patologie e non abbiano il timore di recarsi dagli specialisti”.
“I dati della letteratura scientifica evidenziano che il 30-40% dei giovani maschi di età compresa tra i 14 e i 19 anni presentano una patologia andrologica” ha premesso Bartoletti. Quelle più frequenti sono il varicocele (dilatazione delle vene del testicolo), la fimosi (restringimento del prepuzio), l’idrocele (raccolta di liquido nel testicolo), l’ipospadia (apertura del meato uretrale esterno in sede anomala), il tumore del testicolo. “Si tratta di patologie – ha precisato Bartoletti – che possono interferire sulla fertilità del giovane. Precedenti studi eseguiti presso il Distretto Militare di Firenze su circa 20.000 giovani nati in Toscana avevano consentito di riscontrare la presenza di patologie andrologiche nel 33% dei soggetti esaminati”. Ma dal 1° gennaio 2005 questo screening è terminato in seguito alla sospensione della visita di leva. Proprio per ovviare a questo la Società della Salute, su input del presidente e assessore alle politiche sociosanitarie Graziano Cioni, e l’Università di Firenze, hanno promosso il progetto sperimentale di prevenzione andrologica nelle scuole fiorentine. “Si tratta di dati di notevole interesse che hanno confermato i dati riscontrati in ambito militare, terminati con l’abolizione della leva obbligatoria nel 2005 – ha spiegato Mondaini -. Nel corso dell’anno scolastico 2007-2008 sono stati raggiunti circa 1.500 ragazzi delle scuole superiori fiorentine. E la metodologia scelta, basata su una informazione preliminare con diapositive, si è rivelata vincente visto che oltre 4 ragazzi su dieci ha deciso di farsi visitare”.
In dettaglio il progetto prevedeva incontri informativi preliminari effettuati all’interno delle scuole in accordo con i presidi dei singoli istituti. In quella sede gli studenti sono stati informati con presentazione di diapositive e successivamente su base volontaria i giovani potevano sottoporsi ad un esame andrologico gratuito di 1° livello, quello che in pratica veniva fatto nel corso della visita di leva. Chi desiderava mantenere la privacy ha avuto la disponibilità, sempre gratuita, di sottoporsi a visita specialistica in altra sede. Ebbene, il 44,1% degli studenti ha accettato di farsi visitare in locali dedicati dell’Istituto scolastico. E’ emerso che il 30% di essi è portatore di una patologia andrologica, confermando appunto il dato riscontrato a livello regionale con la visita di leva”. Ovvero per un ragazzo su dieci è necessario un piccolo intervento chirurgico non urgente per patologie uro-andrologiche (varicocele, ernia inguinale, idrocele, fimosi, frenulo corto); per un ragazzo su dieci è emersa la presenza di una patologia (pene curvo congenito) che doveva essere curata con una operazione ma l’intervento non è stato eseguito con rischi che si determinino problemi nella sfera sessuale; ancora un ragazzo su 100 presenta testicoli di volume estremamente ridotto per cui si rende necessaria una visita più approfondita per verificare la presenza di malattie più gravi. Da sottolineare poi come nelle scuole a prevalenza femminile il numero di partecipanti maschi alla visita sia stato nettamente maggiore verso le scuole a prevalenza maschile. “Ciò significa – ha aggiunto Mondaini – che spesso sono le ragazze a consigliare una valutazione ai compagni maschi, forti ormai della loro esperienza in ambito consultoriale o di prevenzione di patologie sessualmente trasmesse”.
Ma la campagna di prevenzione ha permesso di evidenziare anche ulteriori dati interessanti. Per esempio che il 65% dei diciottenni maschi ha già avuto un rapporto sessuale completo, che di questi il 35% usa sempre il profilattico, poco più del 27 % ha invece dichiarato di non utilizzarlo mai e il 30% di usarlo in modo saltuario. E tra quelli che adoprano il profilattico, soltanto il 6,7% lo fa per prevenire le malattie sessualmente trasmissibili mentre per la stragrande maggioranza (oltre il 90%) l’unico obiettivo è evitare una gravidanza indesiderata. Al convegno era presente anche Giulia Scaravelli dell’Istituto Superiore di Sanità che ha dichiarato l’intenzione di utilizzare l’esperienza fiorentina nell’ambito di una campagna di prevenzione della fertilità a livello nazionale in via di definizione.