Da maggio la sede storica della Sapienza a Pisa è chiusa. A risentirne di più, a distanza di quasi quattro mesi, sono i negozianti della zona.
LA SERRATA. Così questa mattina per oltre due ore i titolari di almeno venticinque esercizi commerciali hanno chiuso le saracinesche e hanno affisso cartelli e striscioni in segno di protesta. A causa della chiusura della sede della Sapienza i negozi dell’area lamentano da fine maggio un calo del 70% di fatturato. Chiuse le attività, sono andati tutti insieme a seguire una lezione di giurisprudenza all’aperto. La protesta serve per sensibilizzare la cittadinanza sul caso della Sapienza.
LAVORO IN MENO. Da quando gli uffici non sono più aperti, i negozianti – sostengono – ne hanno risentito parecchio. Sono sparite infatti circa duemila persone al giorno che transitavano per il palazzo e le circa duecento che frequentavano la biblioteca universitaria. Tutto questo – aggiungono – ha portato non solo a un calo del fatturato, ma adesso sono a rischio ben quaranta posti di lavoro.
LA CHIUSURA. Dal 29 maggio un’ordinanza del sindaco di Pisa ha determinato la chiusura per almeno due anni del palazzo storico della Sapienza. La struttura recava dei danni di staticità, peggiorati negli anni. Il palazzo conteneva la biblioteca e la facoltà di Giurisprudenza. Negli anni sono stati accumulati talmente tanti libri, si parla di oltre seicentomila volumi, da rendere perfino difficoltoso il passaggio nei corridoi. Troppi libri nei piani superiori arrecavano danni alla stabilità della pavimentazione.