Il traffico di rifiuti accertato negli ultimi anni è stato stimato in circa un milione di tonnellate, con un lucro di svariati milioni di euro ed un consistente danno all’Erario, per l’evasione dell’ecotassa, oltre, naturalmente, ai gravi danni provocati all’ambiente.
DA BAGNOLI ALLA TOSCANA. L’indagine, originata da uno stralcio della Procura della Repubblica di Napoli concernente la movimentazione dei rifiuti prodotti dalla bonifica del sito contaminato di Bagnoli, si è sviluppata in Toscana, individuata quale destinazione finale dei rifiuti.
Dalle attività investigative svolte dal N.O.E. di Grosseto (in collaborazione con altri Nuclei del centro e nord Italia) è emerso come la struttura organizzativa fosse imperniata sul ruolo di una società di intermediazione maremmana, proprietaria anche di un impianto di trattamento, la quale, avvalendosi di produttori, trasportatori, laboratori di analisi, impianti di trattamento, siti di ripristino ambientale e discariche, regolava e gestiva i flussi dei rifiuti.
Tutto ciò avveniva attraverso una sistematica falsificazione di certificati di analisi, formulari di identificazione e registri di carico e scarico al fine dell’attribuzione di codici di rifiuto non corretti, così da poter essere dirottati soprattutto in siti di destinazione finale compiacenti ubicati in Toscana, Trentino – Alto Adige ed Emilia Romagna.
MORTI BIANCHE NELL’IMPIANTO. Tali condotte illecite sono emerse in diversi filoni investigativi, tra i quali spicca quello relativo all’esplosione seguita da incendio all’interno di un impianto di Scarlino (GR), autorizzato per il trattamento di rifiuti non pericolosi, che aveva provocato il decesso di un operaio ed il ferimento di un altro.
BOMBOLETTE SPRAY E PROPANO. La società toscana nel proprio impianto gestiva illecitamente anche rifiuti pericolosi, tra i quali grossi quantitativi di bombolette spray contenenti gas propano liquido altamente infiammabile prodotti da un’importante multinazionale operante nel settore dei cosmetici e provenienti da un magazzino lombardo, privi di alcuna analisi preventiva o caratterizzazione, riportanti codici per rifiuti non pericolosi, manifestamente irregolari.
Il giorno della tragedia, la triturazione non corretta di circa 100 tonnellate di tali bombolette ha provocato la fuoriuscita dei gas contenuti all’interno delle stesse, producendo una miscela esplosiva pericolosissima.
61 PERSONE COINVOLTE. Analoghe situazioni sono emerse in Emilia Romagna e in Friuli. Complessivamente sono state deferite all’Autorità Giudiziaria 61 persone, responsabili a vario titolo dei reati di associazione per delinquere, omicidio colposo, lesioni personali colpose, incendio, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, gestione non autorizzata di rifiuti, falsità in registri e notificazioni e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.
Il G.I.P. ha ordinato la custodia cautelare per 15 persone di cui 6 in carcere e 9 agli arresti domiciliari, nonché 2 misure interdittive dell’esercizio della professione di chimico e dell’esercizio di uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese; disposto inoltre il sequestro preventivo di locali adibiti a laboratorio di analisi e di alcuni automezzi utilizzati per il traffico illecito.